“Ma perché essere qui è molto, e perché sembra che tutte le cose di qui abbian bisogno di noi, queste effimere che stranamente ci sollecitano. Di noi, i più effimeri. Ogni cosa una volta, una volta soltanto. Una volta e non più. E anche noi una volta. Mai più. Ma quest’essere stati una volta, anche una volta sola, quest’essere stati terreni pare irrevocabile.” Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi Luciano Mastracci è morto. Alla sua famiglia, ai suoi amici vanno le condoglianze di italienaren.com e della FAIS. È sempre difficile parlare, scrivere sulla morte, anche per chi, come me, fa da sempre dello scrivere il suo mestiere. Questo soprattutto se scrivendo si deve commemorare la morte di un caro amico. Perché Luciano era davvero un mio caro amico. Abruzzese verace (o meglio aquilano verace), fondatore dell’associazione degli abruzzesi in Svezia, attivo nella federazione abruzzesi nel mondo e nella FAIS, ma soprattutto musicista, padre e marito affettuoso, Luciano Mastracci lascia tracce impossibili da cancellare. Ricordo la sua giovialità, la sua cordialità e, in molti casi, | Potrebbero interessarti... |
Ma non era vero.
Sembrano frasi di convenzione queste che scrivo, ma nel caso di Luciano sono assolutamente vere. Sinceramente Luciano sapeva anche essere “na capa tosta” quando ci si metteva, ma lo faceva sempre mettendosi personalmente in gioco, semplicemente e totalmente, cosí... senza ipocrisie.
Ricordo con commozione gli ultimi mesi, quando la grave malattia aveva, ormai, attaccato le ossa.
Quindi noi tutti, Luciano compreso eravamo, come dire, preparati.
Ma non ci si prepara mai alla morte. Ci si distacca dalla vita.
“L'uomo è un'anima che trascina un cadavere. Noi deploriamo come morte il suo stancarsi, alla fine, di fare da spazzino”. Scrive Guido Cernetti, ed è vero.
Anche se mai Luciano, almeno lo credo, si era stancato di lottare contro il suo male.
La prima volta che andai a trovarlo in ospedale, era settembre mi pare, mi raccontò che i medici gli avevano detto che avrebbero cercato di “farlo arrivare” a natale. Poi, ironicamente, una volta arrivato il natale mi disse. “Che devo dirti, adesso punteranno di farmi arrivare a Pasqua”.
Ed è stato così. Se ne è andato in primavera, se ne andato quando il mistero racconta della Resurrezione e gli alberi mettono le prime gemme qui al Nord.
Sulla sua pagina Facebook metteva negli ultimi tempi fotografie di gioventù, spesso foto che lo ritraevano come musicista.
Luciano era un bravo chitarrista, non solo il cantastorie dei ristoranti, aveva suonato con musicisti italiani ma soprattutto svedesi molto famosi, controllate la sua homepage http://www.luckyluciano.nu/profil.htm
Addio Luciano, io non so se ci rivedremo perchè anche se entrambi crediamo nell’eternità, ricordi? Ne abbiamo parlato, sappiamo forse che la nascita è il sonno dell'anima, il suo oblio; e la morte ne è il risveglio.
Ma risvegliati non potremo riconoscerci, la luce sarà per noi, per tutti, troppo abbagliante.
Guido Zeccola
Foto: una delle ultime immagini di Luciano qui insieme a Morgan un suo amico musicista.