Qui nella civile Svezia, dove mendicare, secondo la legge, non è un delitto ma un problema sociale, sono apparsi negli ultimi mesi, ed in numero sempre più crescente, mendicanti rumeni, in maggioranza o quasi esclusivamente rom. Sono a tutti gli angoli delle strade, all’uscita della metro, delle banche, dei supermercati. Sono un tema di discussione da mesi, perlopiù in toni civili, a volte lievemente ipocriti: “sono poveri sfruttati dalla criminalità organizzata”, “è meglio non fare l’elemosina per non incoraggiarli dato che qui vivono in condizioni disastrose” ecc. ecc. La verità è che è estremamente fastidioso vedere esposte davanti agli occhi (e non solo nelle notizie televisive) la miseria e l’esclusione sociale.
Si sono costruite baraccopoli vicino ai centri urbani, per esempio a Högdalen, Stoccolma. Alcuni vicini li maledicono, altri gli portano coperte e cibo, l’estrema destra li vuole cacciare tutti immediatamente. Il solito quadro, insomma. Ma c’è una novità, altamente inquietante. | L’Unione Europea ha stanziato ampi fondi ma esistono dubbi sul modo in cui vengono utilizzati, in particolare per quanto riguarda i diversi passaggi dal livello nazionale a quello locale. |
L’ambasciatrice di Romania Radiuta Matache ha scritto qualche giorno fa un lungo articolo, pubblicato sui principali giornali del mattino, in cui supplica la Svezia di collaborare con la Romania invece di complicarle la vita, per risolvere il problema. L’ideale naturalmente sarebbe che si criminalizzasse l’elemosinare (così avviene in tanti paesi della UE, insinua l’ambasciatrice) ma riconosce che è una cosa che deve essere la Svezia a decidere.
Propone anche una collaborazione con la polizia rumena, pare di capire anche operativa, dando la possibilità ai poliziotti rumeni che conoscono il problema di pattugliare le strade di Stoccolma con i loro colleghi svedesi.
La Svezia, con la sua tolleranza, insiste l’ambasciatrice, crea grandi problemi alla Romania che ha, come è ben noto, vasti programmi di integrazione dei rom nel mondo del lavoro e dell’istruzione. Anche per quanto riguarda la salute, naturalmente: tutti i rom in Romania hanno accesso ai servizi sanitari ma la Romania è povera e non può pagare le spese sanitarie all’estero. Ecc. ecc.
Insomma pare di capire che si propone una criminalizzazione dei mendicanti basata sull’etnicità. Ma non erano cittadini europei? O sono cittadini europei solo coloro che hanno una laurea e un conto in banca? Forse sarebbe stato opportuno esigere un determinato livello di welfare (più che preoccuparsi del debito pubblico) prima di accogliere nuovi paesi nell’Unione. Comunque sia, ormai è troppo tardi.
Nel centro di accoglienza e appoggio per i migranti della UE in situazione di difficoltà, Crossroads, dove lavoro come volontaria, i rom di Romania sono numerosissimi. Ne vengono a decine ogni giorno, per farsi la doccia e avere un pasto caldo. Sono uomini e donne, giovani e vecchi. In maggioranza sono analfabeti, le donne quasi tutte. I bambini li hanno lasciati in Romania, da nonni e zii. Alcuni parlano italiano e con loro ho potuto parlare. La descrizione della situazione in Romania li lascia, a dir poco, perplessi. Ci sono stati documentari svedesi che mostrano le condizioni subumane in cui lí vivono.
L’Unione Europea ha stanziato ampi fondi ma esistono dubbi sul modo in cui vengono utilizzati, in particolare per quanto riguarda i diversi passaggi dal livello nazionale a quello locale.
Il problema dei rom nell’Europa orientale, l’antiziganismo diffuso in quelle regioni, è una questione storica estremamente complessa, non è un problema che si possa risolvere in pochi giorni. Non esistono purtroppo soluzioni rapide se non poliziesco-cosmetiche (cacciarli dal centro, dalle strade, dal paese..). Solo investimenti a lungo termine, in collaborazione tra l’Unione Europea, le autorità rumene e quelle dei paesi dove vanno i mendicanti, nel campo della formazione, dell’educazione, dell’alloggio; solo un’amministrazione trasparente delle sovvenzioni e l’involucramento degli stessi rom e delle loro organizzazioni nei progetti può permettere di fare passi avanti.
Non dimentichiamoci, anche se non se ne parla molto, che nei lager nazisti furono mandati nelle camere a gas oltre 600 000 rom.
Antonella Dolci
Propone anche una collaborazione con la polizia rumena, pare di capire anche operativa, dando la possibilità ai poliziotti rumeni che conoscono il problema di pattugliare le strade di Stoccolma con i loro colleghi svedesi.
La Svezia, con la sua tolleranza, insiste l’ambasciatrice, crea grandi problemi alla Romania che ha, come è ben noto, vasti programmi di integrazione dei rom nel mondo del lavoro e dell’istruzione. Anche per quanto riguarda la salute, naturalmente: tutti i rom in Romania hanno accesso ai servizi sanitari ma la Romania è povera e non può pagare le spese sanitarie all’estero. Ecc. ecc.
Insomma pare di capire che si propone una criminalizzazione dei mendicanti basata sull’etnicità. Ma non erano cittadini europei? O sono cittadini europei solo coloro che hanno una laurea e un conto in banca? Forse sarebbe stato opportuno esigere un determinato livello di welfare (più che preoccuparsi del debito pubblico) prima di accogliere nuovi paesi nell’Unione. Comunque sia, ormai è troppo tardi.
Nel centro di accoglienza e appoggio per i migranti della UE in situazione di difficoltà, Crossroads, dove lavoro come volontaria, i rom di Romania sono numerosissimi. Ne vengono a decine ogni giorno, per farsi la doccia e avere un pasto caldo. Sono uomini e donne, giovani e vecchi. In maggioranza sono analfabeti, le donne quasi tutte. I bambini li hanno lasciati in Romania, da nonni e zii. Alcuni parlano italiano e con loro ho potuto parlare. La descrizione della situazione in Romania li lascia, a dir poco, perplessi. Ci sono stati documentari svedesi che mostrano le condizioni subumane in cui lí vivono.
L’Unione Europea ha stanziato ampi fondi ma esistono dubbi sul modo in cui vengono utilizzati, in particolare per quanto riguarda i diversi passaggi dal livello nazionale a quello locale.
Il problema dei rom nell’Europa orientale, l’antiziganismo diffuso in quelle regioni, è una questione storica estremamente complessa, non è un problema che si possa risolvere in pochi giorni. Non esistono purtroppo soluzioni rapide se non poliziesco-cosmetiche (cacciarli dal centro, dalle strade, dal paese..). Solo investimenti a lungo termine, in collaborazione tra l’Unione Europea, le autorità rumene e quelle dei paesi dove vanno i mendicanti, nel campo della formazione, dell’educazione, dell’alloggio; solo un’amministrazione trasparente delle sovvenzioni e l’involucramento degli stessi rom e delle loro organizzazioni nei progetti può permettere di fare passi avanti.
Non dimentichiamoci, anche se non se ne parla molto, che nei lager nazisti furono mandati nelle camere a gas oltre 600 000 rom.
Antonella Dolci