Parlare di crisi economica in Svezia è, forse, pericoloso. Non perché l’argomento sia necessariamente tabù. E’ pericoloso perché quella svedese è allo stesso tempo un’economia così vivace e così chiusa che fare previsioni sull’outlook economico risulta quasi impossibile. Quindi lasciamo le previsioni ai meteorologi e vediamo, invece, cosa sta realmente accedendo al panorama industriale e finanziario svedese. Per quanto riguarda l’industria è ovvio che è orientata alle esportazioni più che a soddisfare una domanda interna bassa per motivi demografici. Il 70% dei beni prodotti nelle industrie svedesi vengono, dunque, esportati all’estero. Soprattutto nel resto d’Europa. E qui arrivano le prime note dolenti: il mercato europeo sta vivendo, infatti, una crisi durissima e le esportazioni svedesi stanno, dunque, subendo una forte contrazione. Risultato?
Domandate ai 1000 operai della svedese Electrolux che verranno licenziati in tutta Europa (200 in Italia), oppure chiedete ai 2000 impiegati della Volvo che sono stati appena licenziati. C’è da dire che i tagli hanno riguardato in questo caso gli amministrativi e non gli operai, chissà se in Italia sarebbe successo lo stesso… | La vera preoccupazione però, riguarda le conseguenze sui più giovani: un quarto circa dei giovani al di sotto dei 24 anni non ha un lavoro, un dato che rende la Svezia troppo vicina alle economie del sud Europa per sentirsi completamente al riparo dai drammi che si stanno vivendo nel resto del continente. Ma la stessa disoccupazione generale in Svezia ha toccato la cifra record (in questi ultimi anni) dell’8,1% (dati maggio – ad aprile si attestava al 7,8%). |
Scelte dure ma non necessariamente da biasimare in toto. La Volvo ha subito un calo del fatturato di quasi il 30% solo a fine 2013. Le strade da percorrere non erano molte purtroppo.
Insomma pessime prospettive per il breve-medio periodo ma cupe anche per il medio lungo. Perché? Perché uno dei fattori che preoccupano è lo smantellamento dei marchi “storici” del Made in Sweden. Basti pensare alla SAAB, industria automobilistica di tutto rispetto fino a pochi anni fa oggi (o meglio lo scorso anno) acquistata da una join venture sino-nipponica. E quanto questa crisi industriale sta intaccando la ricchezza dello svedese medio? Tanto da quanto ci suggeriscono alcuni dati.
La vera preoccupazione però, riguarda le conseguenze sui più giovani: un quarto circa dei giovani svedesi al di sotto dei 24 anni non ha un lavoro, un dato che rende la Svezia troppo vicina alle economie del sud Europa per sentirsi completamente al riparo dai drammi che si stanno vivendo nel resto del continente. Ma la stessa disoccupazione generale in Svezia ha toccato la cifra record (in questi ultimi anni) dell’8,1% (dati maggio – ad aprile si attestava al 7,8%).
Ad ogni modo, questo possiamo dirlo senza paura di essere smentiti dai fatti, al momento l’economia svedese ha retto meglio di molte altre. Perché? Uno dei fattori è sicuramente la possibilità di stampare moneta senza chiedere il permesso a Mutti Merkel. Questo ha permesso un piano di facilitazioni economiche e, in generale, afflusso di credito nei canali dell'economia reale che hanno, di fatto, protetto la paziente Svezia nel momento in cui fuori fischiavano venti di tempesta. La politica monetaria libera, ma allo stesso tempo attenta alle evoluzioni inflazionistiche, sembra aver dato i suoi frutti. Adesso bisogna solo evitare che lo “smottamento industriale” che si inizia a verificare anche in un paese che ha fatto dell’industria una delle colonne della sua economia, diventi vera e propria desertificazione.
IV
Foto: Ministro Economia A. Borg
Insomma pessime prospettive per il breve-medio periodo ma cupe anche per il medio lungo. Perché? Perché uno dei fattori che preoccupano è lo smantellamento dei marchi “storici” del Made in Sweden. Basti pensare alla SAAB, industria automobilistica di tutto rispetto fino a pochi anni fa oggi (o meglio lo scorso anno) acquistata da una join venture sino-nipponica. E quanto questa crisi industriale sta intaccando la ricchezza dello svedese medio? Tanto da quanto ci suggeriscono alcuni dati.
La vera preoccupazione però, riguarda le conseguenze sui più giovani: un quarto circa dei giovani svedesi al di sotto dei 24 anni non ha un lavoro, un dato che rende la Svezia troppo vicina alle economie del sud Europa per sentirsi completamente al riparo dai drammi che si stanno vivendo nel resto del continente. Ma la stessa disoccupazione generale in Svezia ha toccato la cifra record (in questi ultimi anni) dell’8,1% (dati maggio – ad aprile si attestava al 7,8%).
Ad ogni modo, questo possiamo dirlo senza paura di essere smentiti dai fatti, al momento l’economia svedese ha retto meglio di molte altre. Perché? Uno dei fattori è sicuramente la possibilità di stampare moneta senza chiedere il permesso a Mutti Merkel. Questo ha permesso un piano di facilitazioni economiche e, in generale, afflusso di credito nei canali dell'economia reale che hanno, di fatto, protetto la paziente Svezia nel momento in cui fuori fischiavano venti di tempesta. La politica monetaria libera, ma allo stesso tempo attenta alle evoluzioni inflazionistiche, sembra aver dato i suoi frutti. Adesso bisogna solo evitare che lo “smottamento industriale” che si inizia a verificare anche in un paese che ha fatto dell’industria una delle colonne della sua economia, diventi vera e propria desertificazione.
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Foto: Ministro Economia A. Borg