Movimenti populisti, spesso figli di organizzazioni di estrema destra ci sono sempre stati in Svezia e in Scandinavia. Negli anni quaranta e cinquanta il neofascismo era molto minoritario ma fedele alle sue origini. Non così alla fine dello scorso millennio, basta ricordare, qui in Svezia, il movimento Ny Demokrati che, all’inizio degli anni 90, ottenne un buon successo raccogliendo i voti di protesta popolare nel mezzo della prima vera crisi economica che aveva colpito la Svezia dal dopoguerra. Logicamente uno dei punti base della politica di Nuova Democrazia era la xenofobia. Per alcuni versi non Ny demokrati non faceva distinzioni, come fa la nuova destra populista, tra europei ed “extraeuropei”, per loro non c’erano differenze e la crisi economica era colpa dei soliti migrantes: dai finlandesi agli italiani, dai polacchi ai latinoamericani. Tutti dovevano, secondo loro, lasciare la Svezia. Ma non si sono mai dichiarati nazisti.
La situazione oggi è un po’ caotica.
Sappiamo che in parlamento in Svezia siede un partito, Sverigedemokraterna, che non ha mai nascosto il suo odio per gli immigrati, specialmente se non europei. Una grossa parte di coloro che oggi fan parte di questo partito militava negli anni ottanta in un partito neonazista chiamato Bevara Sverige Svenskt (Conservare la Svezia Svedese).
Sappiamo che in parlamento in Svezia siede un partito, Sverigedemokraterna, che non ha mai nascosto il suo odio per gli immigrati, specialmente se non europei. Una grossa parte di coloro che oggi fan parte di questo partito militava negli anni ottanta in un partito neonazista chiamato Bevara Sverige Svenskt (Conservare la Svezia Svedese).
Poi, come è successo a quasi tutti i partiti populisti di stampo neonazista ( ad esclusione di Alba Dorata in Grecia), questi partiti o movimenti hanno cambiato strategia ed anche aspetto presentandosi come partiti critici della politica tradizionale, critici della politica di accoglienza dei migrantes ma vicini ai problemi dei pensionati, degli studenti, dei salariati che pagano troppe tasse etc. Si sono imborghesiti. | Partiti che in parte assomigliano ai SD esistono anche in altre nazioni scandinave, come il Dansk Folkeparti, in Danimarca, il Sannfinländarna in Finlandia ed infine Fremskrittspartiet (FRP) Il Partito del Progresso in Norvegia. Mentre gli altri partiti populisti e populistici anche se siedono in parlamento sono spessissimo messi in minoranza dagli altri partiti sia di destra che di sinistra, la situazione in Norvegia è assai diversa |
Un tempo lo si chiamava fascismo in doppiopetto. Tuttavia partiti che in parte assomigliano ai SD esistono anche in altre nazioni scandinave, come il Dansk Folkeparti, in Danimarca, il Sannfinländarna in Finlandia ed infine Fremskrittspartiet (FRP) Il Partito del Progresso in Norvegia. Mentre gli altri partiti populisti e populistici anche se siedono in parlamento sono spessissimo messi in minoranza dagli altri partiti sia di destra che di sinistra, la situazione in Norvegia è assai diversa.
Il FRP fa addirittura parte del governo.
Il FRP non è un partito nuovo in Norvegia, per molti anni tra i suoi militanti annoverava un giovane (dal 1999 al 2007) patriota, Anders Behring Breivik, cioè l’autore della strage di Oslo e di UtØya.
Il FRP, un po’ come a suo tempo la lega in Italia, ha alle recenti elezioni ottenuto 7 ministeri su 18, inclusi le Finanze e la Giustizia. Il partito è riuscito con straordinaria intelligenza politica, a prendere rapidamente le distanze da Breivik fin dall’indomani della strage. Sono riusciti non soltanto ad escludere l’assassino dal partito (ne fu in verità già espulso quattro anni prima) ma sono riusciti anche ad infangare il suo patriottismo, considerandolo come un folle antinorvegese.
In Svezia non è così, ma in Norvegia, il patriottismo, figlio della scissione dalla Svezia del 1905 ma soprattutto figlio della lotta contro l’ invasione nazista, è molto sentito. Il 17 maggio, festa nazionale, non c’è norvegese che non sventoli la sua bandierina; dal comunista di estrema destra, alla scolaresca fino al mercato rionale è tutto un tripudio di bandiere.
Ora questo patriottismo, si dice, non significa necessariamente fascismo o xenofobia, di certo no, ma la cosa serve comunque a far capire in che misura l’unità nazionale sia sentita in Norvegia anche più che in Svezia.
Ripeto, la cosa è molto lontana, almeno per il momento, dal patriottismo svedese e lo stesso FRP somiglia più alla lista Pim Fortuyn olandese (liberali) che a SD.
La crisi economica che ha colpito l’Europa ha soltanto sfiorato la Norvegia che nemmeno fa parte dell’Unione Europea. Inoltre i loro immigrati sono infinitamente di meno di quelli che accoglie la Svezia. Eppure il partito del FRP, liberalconservatore come il Dansk Folkparti, pur non avendo una tradizione nazista quantunque epurata come invece gli SD, a volte è molto più razzista del partito cugino svedese.
Una cosa che accomuna tutti questi partiti populisti di destra è la loro assoluta islamofobia.
Se i gruppuscoli neonazisti e neofascisti sono fortemente antisemiti, omofobi e contro le droghe, non è così per i partiti populisti. L’olandese Pim Fortuyn (vedi sopra) assassinato da un mussulmano, era gay ed usava droga, legale nel suo paese. Breivik nel suo lungo proclama diffuso dopo la strage esalta Israele e la sua politica anti-araba.
Gli esempi sarebbero molti.
Si può dire che il fascismo abbia cambiato volto? Non lo so.
Ripeto, le origini di questi partiti sono più nel liberalconservatorismo che nel fascismo. Quindi si potrebbero considerare più come una degenerazione del liberalismo tradizionale che dei veri e propri partiti fascisti. Questi partiti sono molto più pericolosi dei gruppuscoli neofascisti.
Lo ripeto il loro odio contro i migranti, specialmente se islamici, sembra a volte addirittura maggiore di quello dei nazisti contro gli ebrei.
Un grosso pericolo per la stabilità democratica in Europa sta nel fatto che il modello Norvegese (come quello ungherese o greco) cioè la coalizione tra partiti di estrema destra populista con quelli della destra democratica e popolare possa costituire in qualche modo un punto di riferimento in grado di giustificare in futuro strane ammucchiate anche in altri paesi.
Esempi storici ci sono non ultimo in Italia con la Lega Nord.
Un altro rischio, nel tempo ma nemmeno tanto lontano, riguarda la Francia, dove il Fronte Nazionale di Marine Le Pen potrebbe coalizzarsi con un rinato liberal popolare Sarkozy per affossare definitivamente la sinistra di Hollande.
GZ
Il FRP fa addirittura parte del governo.
Il FRP non è un partito nuovo in Norvegia, per molti anni tra i suoi militanti annoverava un giovane (dal 1999 al 2007) patriota, Anders Behring Breivik, cioè l’autore della strage di Oslo e di UtØya.
Il FRP, un po’ come a suo tempo la lega in Italia, ha alle recenti elezioni ottenuto 7 ministeri su 18, inclusi le Finanze e la Giustizia. Il partito è riuscito con straordinaria intelligenza politica, a prendere rapidamente le distanze da Breivik fin dall’indomani della strage. Sono riusciti non soltanto ad escludere l’assassino dal partito (ne fu in verità già espulso quattro anni prima) ma sono riusciti anche ad infangare il suo patriottismo, considerandolo come un folle antinorvegese.
In Svezia non è così, ma in Norvegia, il patriottismo, figlio della scissione dalla Svezia del 1905 ma soprattutto figlio della lotta contro l’ invasione nazista, è molto sentito. Il 17 maggio, festa nazionale, non c’è norvegese che non sventoli la sua bandierina; dal comunista di estrema destra, alla scolaresca fino al mercato rionale è tutto un tripudio di bandiere.
Ora questo patriottismo, si dice, non significa necessariamente fascismo o xenofobia, di certo no, ma la cosa serve comunque a far capire in che misura l’unità nazionale sia sentita in Norvegia anche più che in Svezia.
Ripeto, la cosa è molto lontana, almeno per il momento, dal patriottismo svedese e lo stesso FRP somiglia più alla lista Pim Fortuyn olandese (liberali) che a SD.
La crisi economica che ha colpito l’Europa ha soltanto sfiorato la Norvegia che nemmeno fa parte dell’Unione Europea. Inoltre i loro immigrati sono infinitamente di meno di quelli che accoglie la Svezia. Eppure il partito del FRP, liberalconservatore come il Dansk Folkparti, pur non avendo una tradizione nazista quantunque epurata come invece gli SD, a volte è molto più razzista del partito cugino svedese.
Una cosa che accomuna tutti questi partiti populisti di destra è la loro assoluta islamofobia.
Se i gruppuscoli neonazisti e neofascisti sono fortemente antisemiti, omofobi e contro le droghe, non è così per i partiti populisti. L’olandese Pim Fortuyn (vedi sopra) assassinato da un mussulmano, era gay ed usava droga, legale nel suo paese. Breivik nel suo lungo proclama diffuso dopo la strage esalta Israele e la sua politica anti-araba.
Gli esempi sarebbero molti.
Si può dire che il fascismo abbia cambiato volto? Non lo so.
Ripeto, le origini di questi partiti sono più nel liberalconservatorismo che nel fascismo. Quindi si potrebbero considerare più come una degenerazione del liberalismo tradizionale che dei veri e propri partiti fascisti. Questi partiti sono molto più pericolosi dei gruppuscoli neofascisti.
Lo ripeto il loro odio contro i migranti, specialmente se islamici, sembra a volte addirittura maggiore di quello dei nazisti contro gli ebrei.
Un grosso pericolo per la stabilità democratica in Europa sta nel fatto che il modello Norvegese (come quello ungherese o greco) cioè la coalizione tra partiti di estrema destra populista con quelli della destra democratica e popolare possa costituire in qualche modo un punto di riferimento in grado di giustificare in futuro strane ammucchiate anche in altri paesi.
Esempi storici ci sono non ultimo in Italia con la Lega Nord.
Un altro rischio, nel tempo ma nemmeno tanto lontano, riguarda la Francia, dove il Fronte Nazionale di Marine Le Pen potrebbe coalizzarsi con un rinato liberal popolare Sarkozy per affossare definitivamente la sinistra di Hollande.
GZ