Il ministro della pubblica istruzione svedese, l'ex maggiore dell'esercito Jan Björklund, ha qualche problema di credibilità. Va detto subito che Jan Björklund è un liberale (Folkpartiet), e questo forse aiuta a capire il personaggio. Un liberale può essere tutto e il contrario di tutto. Quando era all'opposizione del governo socialdemocratico, criticava il sistema scolastico di allora, che pure non era perfetto, definendolo tra le altre cose “Flummig”. Io ho cercato, il corrispondente vocabolo italiano senza trovarlo. “Flummig” può voler dire: parla tanto e combina poco (tanto fumo ma poco arrosto), poco serio, sotto l’influenza di droghe per esempio la marjuana. Da otto anni, quasi, il buon Jan è ministro dell’istruzione svedese.
Appena insediato si è rimboccato le maniche e ha incominciato a sfornare riforme a getto continuo, apparendo sempre sicuro di se ai limiti dell’arroganza, sempre sorridente spiegando a tutti che con la sua cura (da cavallo), la scuola svedese sarebbe diventata una tra le prime al mondo. Poi gli sono capitati tra capo e collo i risultati dell’indagine “Pisa” che viene fatta ogni tre anni dall’OCSE. | Il nostro ministro, da buon ex militare, seguendo la teoria secondo cui la miglior difesa è l’attacco, ha reagito prontamente affermando che la colpa dei deprimenti risultati scolastici dei quindicenni svedesi, non è sua ma dei governi socialdemocratici degli ultimi venti anni (non è risalito nella ricerca delle responsabilità fino alla scuola del re Wasa), fingendo di dimenticare che lui è ministro dell’istruzione da quasi otto anni. |
OCSE sta per Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, e l’indagine Pisa ha come scopo ultimo l'accertamento delle competenze dei quindicenni scolarizzati e il monitoraggio dei sistemi di istruzione.
Bene, da quel giorno il nostro ministro ha smesso di sorridere, anche perché l’indagine Pisa mostra la situazione catastrofica in cui si trova la scuola svedese di oggi, posizionata decisamente sotto la media OCSE.
Io, va detto, non sono un esperto di scuola, ma ho la sensazione che la scuola che il ministro definiva “flummig”, e che è stata frequentata dalle mie figlie con buoni risultati, dava maggiori possibilità agli alunni, era insomma un sistema scolastico più flessibile.
Il nostro ministro, da buon ex militare, seguendo la teoria secondo cui la miglior difesa è l’attacco, ha reagito prontamente affermando che la colpa dei deprimenti risultati scolastici dei quindicenni svedesi, non è sua ma dei governi socialdemocratici degli ultimi venti anni (non è risalito nella ricerca delle responsabilità fino alla scuola del re Wasa), fingendo di dimenticare che lui è ministro dell’istruzione da quasi otto anni.
Poi ha proposto di portare nella scuola i bambini di sei anni, che adesso già frequentano la “pre-scuola”, e di allungare la scuola dell’obbligo da nove a dieci anni. E perché non qundici? Più a lungo stanno nella scuola più gli alunni imparano, che lo vogliano o no.
Ahimè non ha però spiegato dove troverà gli insegnanti, che già oggi scarseggiano, per fare la riforma. Non ha pensato che forse più che allungarlo sarebbe necessario alzare la qualità dell’insegnamento.
Infine, giorni fa, riprendendo una proposta dei socialdemocratici, all'inizio da lui stesso sbeffeggiata, ha annunciato, tra altre cose, la proposta di formare una commissione OCSE che dovrebbe studiare a fondo i mali del sistema scolastico svedese, e fare quindi delle proposte per migliorarlo.
E qui c’è veramente da chiedersi chi sia sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Devono venire i funzionari OCSE per spiegarci perché la scuola svedese non funziona? Basterebbe chiederlo agli insegnanti nelle scuole svedesi.
Io dal punto di vista umano lo capisco. Dopo aver per anni tuonato contro la scuola svedese, ritrovarsi a nove mesi dalle elezioni con questi risultati deve essere deprimente.
Tempo fa, va detto senza enfatizzare, il “sistema” svedese nel suo insieme era un modello che veniva studiato con attenzione da molti. Oggi si è costretti a chiedere aiuto all’OCSE. Che tristezza.
La Svezia è diventato un paese dove le scuole chiudono perché i proprietari/gestori dicono di non guadagnare abbastanza, dopo aver prelevato dalla scuola/e che gestiscono milioni di corone finiti sui loro conti correnti. Conti correnti che non sempre sono su una banca svedese. Da un giorno all'altro, scaricano gli alunni sui comuni, che per legge devono garantire il percorso scolastico a tutti gli allievi.
Succede che scuole private o come si chiamano adesso “libere”, vengono chiuse, perché il livello di insegnamento o delle strutture è troppo scadente. Uno studio ha rilevato che nelle scuole private gli insegnanti sono invitati ad alzare i voti degli allievi, per aumentare il prestigio della scuola e attirare nuovi allievi, che portano i finanziamenti.
Su questo “mercato della scuola” bisognerebbe ragionare. Forse si capirebbe meglio il disastro della scuola svedese. Questo governo sembra pensare che fare saponette, o “vendere istruzione” agli alunni “clienti” in fondo sia la stessa cosa.
Finalino: poco tempo fa il “Partito dei Verdi” con un articolo a tutta pagine sul più diffuso quotidiano svedese ha chiesto pubblicamente scusa per aver appoggiato il governo di centro destra, del quale sono all'opposizione, quando tale governo decise di creare il mercato della scuola lasciando che “investitori” rilevassero in parte le scuole che in Svezia sono comunali. Fu come la corsa all’oro.
Nell’articolo in questione sostengono candidamente i Verdi che non avevano ben capito cosa sarebbe successo introducendo il capitalismo nell’istruzione pubblica.
Vatti a fidare... Se mi telefonavano li potevo iluminare io.
erreví
*Foto: Alliansen
Bene, da quel giorno il nostro ministro ha smesso di sorridere, anche perché l’indagine Pisa mostra la situazione catastrofica in cui si trova la scuola svedese di oggi, posizionata decisamente sotto la media OCSE.
Io, va detto, non sono un esperto di scuola, ma ho la sensazione che la scuola che il ministro definiva “flummig”, e che è stata frequentata dalle mie figlie con buoni risultati, dava maggiori possibilità agli alunni, era insomma un sistema scolastico più flessibile.
Il nostro ministro, da buon ex militare, seguendo la teoria secondo cui la miglior difesa è l’attacco, ha reagito prontamente affermando che la colpa dei deprimenti risultati scolastici dei quindicenni svedesi, non è sua ma dei governi socialdemocratici degli ultimi venti anni (non è risalito nella ricerca delle responsabilità fino alla scuola del re Wasa), fingendo di dimenticare che lui è ministro dell’istruzione da quasi otto anni.
Poi ha proposto di portare nella scuola i bambini di sei anni, che adesso già frequentano la “pre-scuola”, e di allungare la scuola dell’obbligo da nove a dieci anni. E perché non qundici? Più a lungo stanno nella scuola più gli alunni imparano, che lo vogliano o no.
Ahimè non ha però spiegato dove troverà gli insegnanti, che già oggi scarseggiano, per fare la riforma. Non ha pensato che forse più che allungarlo sarebbe necessario alzare la qualità dell’insegnamento.
Infine, giorni fa, riprendendo una proposta dei socialdemocratici, all'inizio da lui stesso sbeffeggiata, ha annunciato, tra altre cose, la proposta di formare una commissione OCSE che dovrebbe studiare a fondo i mali del sistema scolastico svedese, e fare quindi delle proposte per migliorarlo.
E qui c’è veramente da chiedersi chi sia sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Devono venire i funzionari OCSE per spiegarci perché la scuola svedese non funziona? Basterebbe chiederlo agli insegnanti nelle scuole svedesi.
Io dal punto di vista umano lo capisco. Dopo aver per anni tuonato contro la scuola svedese, ritrovarsi a nove mesi dalle elezioni con questi risultati deve essere deprimente.
Tempo fa, va detto senza enfatizzare, il “sistema” svedese nel suo insieme era un modello che veniva studiato con attenzione da molti. Oggi si è costretti a chiedere aiuto all’OCSE. Che tristezza.
La Svezia è diventato un paese dove le scuole chiudono perché i proprietari/gestori dicono di non guadagnare abbastanza, dopo aver prelevato dalla scuola/e che gestiscono milioni di corone finiti sui loro conti correnti. Conti correnti che non sempre sono su una banca svedese. Da un giorno all'altro, scaricano gli alunni sui comuni, che per legge devono garantire il percorso scolastico a tutti gli allievi.
Succede che scuole private o come si chiamano adesso “libere”, vengono chiuse, perché il livello di insegnamento o delle strutture è troppo scadente. Uno studio ha rilevato che nelle scuole private gli insegnanti sono invitati ad alzare i voti degli allievi, per aumentare il prestigio della scuola e attirare nuovi allievi, che portano i finanziamenti.
Su questo “mercato della scuola” bisognerebbe ragionare. Forse si capirebbe meglio il disastro della scuola svedese. Questo governo sembra pensare che fare saponette, o “vendere istruzione” agli alunni “clienti” in fondo sia la stessa cosa.
Finalino: poco tempo fa il “Partito dei Verdi” con un articolo a tutta pagine sul più diffuso quotidiano svedese ha chiesto pubblicamente scusa per aver appoggiato il governo di centro destra, del quale sono all'opposizione, quando tale governo decise di creare il mercato della scuola lasciando che “investitori” rilevassero in parte le scuole che in Svezia sono comunali. Fu come la corsa all’oro.
Nell’articolo in questione sostengono candidamente i Verdi che non avevano ben capito cosa sarebbe successo introducendo il capitalismo nell’istruzione pubblica.
Vatti a fidare... Se mi telefonavano li potevo iluminare io.
erreví
*Foto: Alliansen