Ho sempre provato una certa insofferenza per le ”anime sensibili”. Quelle persone che sono così sensibili che non visitano i parenti in ospedale perché l’immagine del dolore gli fa troppo male, non frequentano più gli amici invecchiati e magari con Alzheimer perché li fa soffrire vederli così diminuiti. Eccetera eccetera.
Ora Cecilia Magnusson, Parlamentare del Partito Moderato Svedese, nel suo dibattuto articolo in cui suggerisce di proibire la mendicità, trova che non è bene imporre alle anime sensibili delle persone che vivono in Svezia lo spettacolo della miseria e dell’emarginazione che danno i sempre più numerosi mendicanti, perlopiù Rom, che
Ora Cecilia Magnusson, Parlamentare del Partito Moderato Svedese, nel suo dibattuto articolo in cui suggerisce di proibire la mendicità, trova che non è bene imporre alle anime sensibili delle persone che vivono in Svezia lo spettacolo della miseria e dell’emarginazione che danno i sempre più numerosi mendicanti, perlopiù Rom, che
agitano il loro bicchiere di carta all'uscita dei supermercati, delle banche, a quasi ogni angolo di strada a Stoccolma.
Riconosce, comunque, la Magnusson, che non si tratta di mendicità organizzata da associazioni criminali. No, no, vengono qui liberamente, l’organizzazione è interna alle varie famiglie e clan e chiunque li osserva vede che ci sono turni, che finiscono la sera ad un determinato orario, e che le donne di solito non ci sono la sera tardi.
Da dati forniti da persone che si occupano da vicino del problema rom, pare che l’entrata media di una giornata di mendicità si aggira tra le 25 e le 50 corone. Lo possiamo verificare con i nostri occhi: sono pochissimi ormai quelli che danno qualcosa, ed è comprensibile, bisognerebbe uscire con una borsa di monete se si volesse dare a tutti. (Anche se ho assistito l’altro giorno, alla Coop di Odenplan, ad una scena che mi ha impressionato: una giovane donna ha parlato con la giovane mendicante rom, poi sono entrate ambedue nel supermercato, la giovane rom indicava diversi prodotti e la giovane svedese diceva sì o no, poi sono arrivate alla cassa, la giovane svedese ha pagato, ha fatto un cenno di saluto ed è scomparsa. E la giovane mendicante è partita con una borsa piena di pasta, verdura, pomodori in scatola, evidentemente destinati ad un luogo dove c’era la possibilità di cucinare).
25-50 corone al giorno, dunque. Pare che ci vogliano circa 6-7 settimane per riunire la somma necessaria per pagare il viaggio in autobus in Romania. E qualche settimana in più per riunire i soldi da portare a casa. Evidentemente, anche questo magrissimo profitto è meglio che restare a casa (anche se , come dice la Magnusson, non è gente senza casa, la casa ce l’hanno, in Romania. Forse occorrerebbe vedere che casa è, se ha i minimi servizi igienici, il minimo di sicurezza, se esiste scuola per i figli e assistenza sanitaria).
Hanno il diritto di venire in Svezia a mendicare. Eliminare questo diritto sarebbe un primo passo molto pericoloso verso uno stato poliziesco: si vuole anche fare scomparire i mendicanti svedesi? I suonatori ambulanti? I malabaristi e le statue animate? Ripulire il centro città, come avviene in ogni dittatura che si rispetti?
Forse l’Unione Europea avrebbe dovuto esigere dai nuovi stati che ne volevano far parte non soltanto le finanze in regola ma anche un livello minimo di welfare per i loro cittadini. Così non è stato, e ormai è fatta.
Qual’è la soluzione? Chiede la Magnusson. Purtroppo non c’è una risposta pronta. L’emarginazione dei rom nell’Europa orientale, i pogrom, l’olocausto nel periodo nazista, hanno antiche radici. Generazioni e generazioni di emarginazione non si eliminano in poche settimane, forse neanche in pochi anni. Forse gli adulti sono già una generazione perduta e bisogna cercare di puntare sui bambini. A meno che si creda che non è l’emarginazione, l’ostilità della maggioranza, la messa al bando, il non accesso alla scuola, all’assistenza sanitaria, alle case, al lavoro la causa ma qualcosa di genetico, di inerente alla cultura rom.
La soluzione, la debbono trovare insieme i paesi di residenza e i paesi di transito dei Rom, in collaborazione con le organizzazioni di questi ultimi, evitando ogni spreco, ponendosi obiettivi minimi e controllando regolarmente il risultato.
E nel frattempo, le anime sensibili dovranno sopportare di vedere per le nostre strade lo spettacolo della miseria e dell’emarginazione. In fondo, si tratta solo di guardare, ma loro le vivono.
Antonella Dolci
Riconosce, comunque, la Magnusson, che non si tratta di mendicità organizzata da associazioni criminali. No, no, vengono qui liberamente, l’organizzazione è interna alle varie famiglie e clan e chiunque li osserva vede che ci sono turni, che finiscono la sera ad un determinato orario, e che le donne di solito non ci sono la sera tardi.
Da dati forniti da persone che si occupano da vicino del problema rom, pare che l’entrata media di una giornata di mendicità si aggira tra le 25 e le 50 corone. Lo possiamo verificare con i nostri occhi: sono pochissimi ormai quelli che danno qualcosa, ed è comprensibile, bisognerebbe uscire con una borsa di monete se si volesse dare a tutti. (Anche se ho assistito l’altro giorno, alla Coop di Odenplan, ad una scena che mi ha impressionato: una giovane donna ha parlato con la giovane mendicante rom, poi sono entrate ambedue nel supermercato, la giovane rom indicava diversi prodotti e la giovane svedese diceva sì o no, poi sono arrivate alla cassa, la giovane svedese ha pagato, ha fatto un cenno di saluto ed è scomparsa. E la giovane mendicante è partita con una borsa piena di pasta, verdura, pomodori in scatola, evidentemente destinati ad un luogo dove c’era la possibilità di cucinare).
25-50 corone al giorno, dunque. Pare che ci vogliano circa 6-7 settimane per riunire la somma necessaria per pagare il viaggio in autobus in Romania. E qualche settimana in più per riunire i soldi da portare a casa. Evidentemente, anche questo magrissimo profitto è meglio che restare a casa (anche se , come dice la Magnusson, non è gente senza casa, la casa ce l’hanno, in Romania. Forse occorrerebbe vedere che casa è, se ha i minimi servizi igienici, il minimo di sicurezza, se esiste scuola per i figli e assistenza sanitaria).
Hanno il diritto di venire in Svezia a mendicare. Eliminare questo diritto sarebbe un primo passo molto pericoloso verso uno stato poliziesco: si vuole anche fare scomparire i mendicanti svedesi? I suonatori ambulanti? I malabaristi e le statue animate? Ripulire il centro città, come avviene in ogni dittatura che si rispetti?
Forse l’Unione Europea avrebbe dovuto esigere dai nuovi stati che ne volevano far parte non soltanto le finanze in regola ma anche un livello minimo di welfare per i loro cittadini. Così non è stato, e ormai è fatta.
Qual’è la soluzione? Chiede la Magnusson. Purtroppo non c’è una risposta pronta. L’emarginazione dei rom nell’Europa orientale, i pogrom, l’olocausto nel periodo nazista, hanno antiche radici. Generazioni e generazioni di emarginazione non si eliminano in poche settimane, forse neanche in pochi anni. Forse gli adulti sono già una generazione perduta e bisogna cercare di puntare sui bambini. A meno che si creda che non è l’emarginazione, l’ostilità della maggioranza, la messa al bando, il non accesso alla scuola, all’assistenza sanitaria, alle case, al lavoro la causa ma qualcosa di genetico, di inerente alla cultura rom.
La soluzione, la debbono trovare insieme i paesi di residenza e i paesi di transito dei Rom, in collaborazione con le organizzazioni di questi ultimi, evitando ogni spreco, ponendosi obiettivi minimi e controllando regolarmente il risultato.
E nel frattempo, le anime sensibili dovranno sopportare di vedere per le nostre strade lo spettacolo della miseria e dell’emarginazione. In fondo, si tratta solo di guardare, ma loro le vivono.
Antonella Dolci