Anno 1946, approda il primo vero flusso di emigranti italiani in Svezia. Angelo Tajani illustra in maniera ricca l'epopea di questi pionieri nel suo "Il miraggio svedese". Sono spesso operai altamente specializzati, fior fiore della metalmeccanica del Belpaese. Lasciano un'Italia devastata dalla guerra per un paese sull'onda di una forte crescita economica dovuta all'incremento d’esportazioni per la ricostruzione dell'Europa e con infrastrutture e industrie intatte grazie alla non-belligeranza. Si tratta di un paese dai connotati sociali inverosimili, quasi fiabeschi per i nostri predecessori! Basti considerare un ventennio di politiche socialdemocratiche che hanno costruito una vera casa del popolo, la ''Folkhemmet'', con ampio servizio pubblico e tutela del cittadino da parte dello stato, livellamento di reddito tra ceti, una delle più avanzate democrazie del mondo. Questi operai testimoniano delle prime difficoltà d’inserimento nel tessuto socioculturale svedese soprattutto dovuto al fatto che la migrazione era un fenomeno, inedito per la popolazione svedese che metteva a confronto culture profondamente diverse.
Ma contemporaneamente ricevono l'opportunità di condurre vite dignitose, mettere su famiglia e lavorare una trentina d'anni in avanti in una società avanzata a tal punto che il grande sociologo e umanista Erich Fromm descrive nel suo Essere o Avere come il modello sociale più vicino alla perfezione, il modello svedese. Questo matrimonio tra realtà collettiva e grande imprenditoria avrebbe vissuto vita felice fino ai primi anni 70 quando la crescita economica improvvisamente si contrae nella perdita di competitività sui mercati esteri comportata dal rincaro della produzione da mercato del lavoro regolamentato. Quindi e' lo stesso senso di civiltà verso i meno abbienti che va a minare la forza motrice dell'economia. E' qui che la società svedese inizia a cambiare lentamente. Se la solidarietà e la giustizia sociale non sono la ricetta giusta per il governo del paese quale via prendere si domandano | Avere come il modello sociale più vicino alla perfezione, il modello svedese. Questo matrimonio tra realtà collettiva e grande imprenditoria avrebbe vissuto vita felice fino ai primi anni 70 quando la crescita economica improvvisamente si contrae nella perdita di competitività sui mercati esteri comportata dal rincaro della produzione da mercato del lavoro regolamentato (...) E' qui che la società svedese inizia a cambiare lentamente. Se la solidarietà e la giustizia sociale non sono la ricetta giusta per il governo del paese quale via prendere si domandano in molti. |
in molti. Nel 1976 un grande stratega di nome Olof Palme perde le elezioni scivolando sulla buccia di banana dell'energia nucleare (ma i motivi sono sempre da collocare nell'ambito dell'economia) sancendo la fine di oltre 40 anni di governo socialdemocratico. Sarà l'inizio di un alternarsi tra governi destra e di sinistra. Il sogno della maggiore ricchezza possibile distribuita al maggior numero di persone possibili nella società sembra svanire.
Se la felicità per tutti comporta per l'individuo elevatissime tasse e quindi privazioni di desideri materiali sempre più raffinati nasce l'egoismo sociale. Durante gli anni '80 questo egoismo si intensifica indebolendo il movimento dei lavoratori e liberando un Maelström sotterraneo vecchi nazionalismi (Svenska Nationella Föreningen), yuppie d'arrembaggio e anarchici da stadio che si proclamano la ''vera'' sinistra .Non è strano, nel resto del mondo occidentale il liberismo di marca edonistica si afferma alla grande con le vittorie elettorali di Helmuth Kohl, Margaret Thatcher, Ronald Reagan e Francois Mitterrand (socialista solo di nome) e sembra esprimere la nuova visione sociale. La piccola isolata Svezia cambia seppur più lentamente rispetto agli europei, ma cambia. Di là, oltre l' Östersjön intanto c'è lo spauracchio del comunismo di stampo sovietico che spinge alla deriva il sogno del collettivo. Gli emigranti italiani continuano a trasferirsi in questo nordico paese prosperando e ritenendo il tenore di vita svedese talmente alto rispetto a quello del Sud Europa da non porsi né interrogativi né problemi sulla metamorfosi. E' ancora una sorta di ''paradiso''. L'omicidio di Olof Palme nel '86 segna un crocevia simbolico nella storia della Svezia. Non perché questo segna la fine del Socialismo Democratico svedese( che continuerà seppure decapitata e vergognosamente meno intransigente) ma perché sancisce il Tempo della vittoria dell'egoismo sulla solidarietà. La sete del libero commercio e il consumo di prodotti superflui prevalgono sul sogno del dopoguerra, di una casa per tutti, senza figli prediletti ne orfani. Io stesso migrai durante il crack finanziario del '92, causato dalla deregolamentazione delle politiche monetarie e paradossalmente originata nel governo Palme a quasi insaputa di quest'ultimo (golpe liberista?) in un partito sempre più asservito alle esigenze consumistiche della middle class. La grande Svezia era storia, ma potevo ancora riconoscere un'eredità che sopravviveva nell'ordinamento sociale. Se i primi emigranti italiani del 46 venissero oggi a trovarci non riconoscerebbero il paese ormai globalizzato, privatizzato e liberalizzato, infinitamente più Europeo ma inesorabilmente più freddo. ''Sköt dig själv och skit i andra'' era una battuta che suscitava ilarità ma che oggi definisce un carattere sociale predominante. Forse è peggio nelle grandi città... Qualche giorno fa ero in ambulatorio e non mi vedo una ventina di pazienti nella sala d'attesa a guardare in tv i medici americani del Dr OZ 99% pubblicità e 1% sensazionalismo. Qui prima c'era l'ambulatorio comunale. Oggi si chiama Carema. Poi vado in farmacia per ritirare l'ordinazione medica e la ragazza allo sportello mi fa: -Siete membro? Le rispondo:- Ma, guardi, probabilmente sarò cliente della farmacia per il resto della mia vita, non vedo la necessità di cercare d'arruolarmi, sono semplicemente un cittadino con il mal di stomaco!
E buona fortuna a tutti!
Riccardo De Matteis
Se la felicità per tutti comporta per l'individuo elevatissime tasse e quindi privazioni di desideri materiali sempre più raffinati nasce l'egoismo sociale. Durante gli anni '80 questo egoismo si intensifica indebolendo il movimento dei lavoratori e liberando un Maelström sotterraneo vecchi nazionalismi (Svenska Nationella Föreningen), yuppie d'arrembaggio e anarchici da stadio che si proclamano la ''vera'' sinistra .Non è strano, nel resto del mondo occidentale il liberismo di marca edonistica si afferma alla grande con le vittorie elettorali di Helmuth Kohl, Margaret Thatcher, Ronald Reagan e Francois Mitterrand (socialista solo di nome) e sembra esprimere la nuova visione sociale. La piccola isolata Svezia cambia seppur più lentamente rispetto agli europei, ma cambia. Di là, oltre l' Östersjön intanto c'è lo spauracchio del comunismo di stampo sovietico che spinge alla deriva il sogno del collettivo. Gli emigranti italiani continuano a trasferirsi in questo nordico paese prosperando e ritenendo il tenore di vita svedese talmente alto rispetto a quello del Sud Europa da non porsi né interrogativi né problemi sulla metamorfosi. E' ancora una sorta di ''paradiso''. L'omicidio di Olof Palme nel '86 segna un crocevia simbolico nella storia della Svezia. Non perché questo segna la fine del Socialismo Democratico svedese( che continuerà seppure decapitata e vergognosamente meno intransigente) ma perché sancisce il Tempo della vittoria dell'egoismo sulla solidarietà. La sete del libero commercio e il consumo di prodotti superflui prevalgono sul sogno del dopoguerra, di una casa per tutti, senza figli prediletti ne orfani. Io stesso migrai durante il crack finanziario del '92, causato dalla deregolamentazione delle politiche monetarie e paradossalmente originata nel governo Palme a quasi insaputa di quest'ultimo (golpe liberista?) in un partito sempre più asservito alle esigenze consumistiche della middle class. La grande Svezia era storia, ma potevo ancora riconoscere un'eredità che sopravviveva nell'ordinamento sociale. Se i primi emigranti italiani del 46 venissero oggi a trovarci non riconoscerebbero il paese ormai globalizzato, privatizzato e liberalizzato, infinitamente più Europeo ma inesorabilmente più freddo. ''Sköt dig själv och skit i andra'' era una battuta che suscitava ilarità ma che oggi definisce un carattere sociale predominante. Forse è peggio nelle grandi città... Qualche giorno fa ero in ambulatorio e non mi vedo una ventina di pazienti nella sala d'attesa a guardare in tv i medici americani del Dr OZ 99% pubblicità e 1% sensazionalismo. Qui prima c'era l'ambulatorio comunale. Oggi si chiama Carema. Poi vado in farmacia per ritirare l'ordinazione medica e la ragazza allo sportello mi fa: -Siete membro? Le rispondo:- Ma, guardi, probabilmente sarò cliente della farmacia per il resto della mia vita, non vedo la necessità di cercare d'arruolarmi, sono semplicemente un cittadino con il mal di stomaco!
E buona fortuna a tutti!
Riccardo De Matteis