Pierluigi Ferraro è il nuovo consigliere, il numero due dell'ambasciata italiana in Svezia, lui che ha sostituito Caterina Gioiella a febbraio. Ferraro è una persona molto aperta e gioviale che mi accoglie nel suo studio come se fossimo stati amici di lunga data. Pierluigi è di orini calabresi ed ha viaggiato molto, anche in Bielorussia dove ha incontrato sua moglie dalla quale ha avuto due bambine.
Prima di avere l'incarico qui in Svezia in quali paesi è stato? Ci racconti in breve la sua storia.
Prima di avere l'incarico qui in Svezia in quali paesi è stato? Ci racconti in breve la sua storia.
Prima di Stoccolma, sono stato a La Paz (Bolivia), Minsk (Bielorussia), Colombo (Sri Lanka), Città del Messico (Mesico) e Bahia Blanca (Argentina). In tutti i posti sono stato numero due in Ambasciata, tranne a Bahia Blanca dove sono stato Console Generale Quale relazione intende avere con i tanti italiani qui in Svezia ed in particolare con la FAIS, la Federazione delle Associazioni degli Italiani in Svezia? | Come tutti, anch'io ho delle idee politiche, frutto di una lunga esperienza, di incontri, di letture, di approfondimenti. Tuttavia, quando lavoro non mi faccio guidare dalle mie idee politiche. Sono orgoglioso di essere un dipendente pubblico e servire interessi generali, che sono, appunto, quelli di uno Stato |
Per quattro anni e mezzo sono stato Console Generale a Bahia Blanca in Argentina, Paese dove vivono circa 800 mila connazionali, dei quali 55 mila nella circoscrizione consolare di Bahia Blanca e per questo ho ben presente quale sia l'importanza delle nostre comunità all'estero. Il mio rapporto con la comunità italiana in Svezia e con le associazioni che, in un certo qual modo, la rappresentano, si ispirerà alla più profonda collaborazione, cercando di dare la più ampia assistenza ai connazionali ed alle loro associazioni.
In quale modo secondo lei lo scambio culturale, sociale ed economico tra italiani e svedesi può funzionare meglio?
I progressi che potremo fare per far funzionare meglio gli scambi culturali, sociali ed economici tra l´Italia e la Svezia dipenderanno dalla nostra capacità di coinvolgere “attori” di diversa provenienza in tale obiettivo. Viviamo in un periodo di forti riduzioni delle risorse umane e finanziarie su cui contare per portare avanti il nostro lavoro e questo impone di unire le forze, le energie dei vari soggetti che a vario titolo e con vari interessi possono essere interessati ad approfondire gli scambi tra i due Paesi.
Io non voglio chiederle delle sue simpatie politiche, ma le chiedo quali sono quei punti fermi teorici e culturali che lei applica al suo lavoro al servizio dell`Italia qui all'estero.
Come tutti, anch'io ho delle idee politiche, frutto di una lunga esperienza, di incontri, di letture, di approfondimenti. Tuttavia, quando lavoro non mi faccio guidare dalle mie idee politiche. Sono orgoglioso di essere un dipendente pubblico e servire interessi generali, che sono, appunto, quelli di uno Stato. Credo inoltre che ogni dipendente pubblico deve avere la consapevolezza matura e cosciente di essere pagato dai contribuenti per offrire un servizio alla collettività e servire il Paese che rappresentiamo. Non si tratta, quindi, di esercitare un potere (grande o piccolo che sia a seconda del nostro incarico), ma di offrire un servizio.
Quando parlo del mio lavoro uso sempre l´espressione “servizio” diplomatico, che preferisco a quella di “carriera” diplomatica.
Siamo tutti consapevoli della crisi economica che ha colpito tutta l'Europa (e non solo) ed anche la Svezia. In Italia la situazione sembra ancora più difficile. Esiste un gran numero di persone che partendo dall'Italia cerca una vita migliore in Svezia. La maggior parte forse crede ancora in quella Svezia accogliente e punto di riferimento sociale motivo di invidia e di ispirazione per tutto il mondo fino a qualche anno fa. Ma le cose, almeno in parte, non sono più così.
Cosa intende fare l'Ambasciata per i nuovi arrivati?
Dobbiamo essere pronti ed attrezzati per far fronte alle nuove esigenze ed alle nuove richieste che ci giungono dai nostri connazionali. L´emigrazione più recente ha caratteristiche profondamente diverse da quella dei secoli e dei decenni passati. In un mondo in continuo, costante, vertiginoso cambiamento, anche le nostre collettività all'estero subiscono tale processo di cambiamento. Dobbiamo essere attenti e pronti a dare risposte concrete a quanti si rivolgono alla nostra Ambasciata, fornendo loro tutta l'assistenza possibile e ogni utile consiglio per cercare di aiutarli a trovare una risposta ed una soluzione ai loro problemi in particolare di lavoro e sociali.
Un'ultima domanda. Una certa burocrazia diplomatica, ha per molti anni allontanato molti italiani dalla loro ambasciata. Questo aspetto sembra essere cambiato, e un esempio (oltre al precedente ambasciatore Persiani) è l'attuale ambasciatore Elena Basile e lei Pierluigi. Cosa farete per avvicinarvi di più agli italiani che hanno dato un così grande contributo al welfare svedese e dovrebbero essere un fiore all'occhiello per qualsiasi politica culturale ed economica dell'Italia all'estero?
In genere gli italiani che sono emigrati in altri Paesi, grazie al loro lavoro, alla loro serietà ed alla loro onestà, hanno rappresentato un elemento qualificante della presenza e dell´immagine dell´Italia al'estero. Questi milioni di persone rappresentano un enorme capitale di umanità, di intelligenza, di lavoro, di professionalità che la rete diplomatico-consolare italiana all'estero intende valorizzare. Il lavoro dell´Ambasciata italiana a Stoccolma si innesta in questa ormai decennale esperienza diretta a valorizzare tale presenza da cui deve prendere le mosse qualsiasi politica culturale e commerciale del nostro Paese.
Intervista a cura di Guido Zeccola
In quale modo secondo lei lo scambio culturale, sociale ed economico tra italiani e svedesi può funzionare meglio?
I progressi che potremo fare per far funzionare meglio gli scambi culturali, sociali ed economici tra l´Italia e la Svezia dipenderanno dalla nostra capacità di coinvolgere “attori” di diversa provenienza in tale obiettivo. Viviamo in un periodo di forti riduzioni delle risorse umane e finanziarie su cui contare per portare avanti il nostro lavoro e questo impone di unire le forze, le energie dei vari soggetti che a vario titolo e con vari interessi possono essere interessati ad approfondire gli scambi tra i due Paesi.
Io non voglio chiederle delle sue simpatie politiche, ma le chiedo quali sono quei punti fermi teorici e culturali che lei applica al suo lavoro al servizio dell`Italia qui all'estero.
Come tutti, anch'io ho delle idee politiche, frutto di una lunga esperienza, di incontri, di letture, di approfondimenti. Tuttavia, quando lavoro non mi faccio guidare dalle mie idee politiche. Sono orgoglioso di essere un dipendente pubblico e servire interessi generali, che sono, appunto, quelli di uno Stato. Credo inoltre che ogni dipendente pubblico deve avere la consapevolezza matura e cosciente di essere pagato dai contribuenti per offrire un servizio alla collettività e servire il Paese che rappresentiamo. Non si tratta, quindi, di esercitare un potere (grande o piccolo che sia a seconda del nostro incarico), ma di offrire un servizio.
Quando parlo del mio lavoro uso sempre l´espressione “servizio” diplomatico, che preferisco a quella di “carriera” diplomatica.
Siamo tutti consapevoli della crisi economica che ha colpito tutta l'Europa (e non solo) ed anche la Svezia. In Italia la situazione sembra ancora più difficile. Esiste un gran numero di persone che partendo dall'Italia cerca una vita migliore in Svezia. La maggior parte forse crede ancora in quella Svezia accogliente e punto di riferimento sociale motivo di invidia e di ispirazione per tutto il mondo fino a qualche anno fa. Ma le cose, almeno in parte, non sono più così.
Cosa intende fare l'Ambasciata per i nuovi arrivati?
Dobbiamo essere pronti ed attrezzati per far fronte alle nuove esigenze ed alle nuove richieste che ci giungono dai nostri connazionali. L´emigrazione più recente ha caratteristiche profondamente diverse da quella dei secoli e dei decenni passati. In un mondo in continuo, costante, vertiginoso cambiamento, anche le nostre collettività all'estero subiscono tale processo di cambiamento. Dobbiamo essere attenti e pronti a dare risposte concrete a quanti si rivolgono alla nostra Ambasciata, fornendo loro tutta l'assistenza possibile e ogni utile consiglio per cercare di aiutarli a trovare una risposta ed una soluzione ai loro problemi in particolare di lavoro e sociali.
Un'ultima domanda. Una certa burocrazia diplomatica, ha per molti anni allontanato molti italiani dalla loro ambasciata. Questo aspetto sembra essere cambiato, e un esempio (oltre al precedente ambasciatore Persiani) è l'attuale ambasciatore Elena Basile e lei Pierluigi. Cosa farete per avvicinarvi di più agli italiani che hanno dato un così grande contributo al welfare svedese e dovrebbero essere un fiore all'occhiello per qualsiasi politica culturale ed economica dell'Italia all'estero?
In genere gli italiani che sono emigrati in altri Paesi, grazie al loro lavoro, alla loro serietà ed alla loro onestà, hanno rappresentato un elemento qualificante della presenza e dell´immagine dell´Italia al'estero. Questi milioni di persone rappresentano un enorme capitale di umanità, di intelligenza, di lavoro, di professionalità che la rete diplomatico-consolare italiana all'estero intende valorizzare. Il lavoro dell´Ambasciata italiana a Stoccolma si innesta in questa ormai decennale esperienza diretta a valorizzare tale presenza da cui deve prendere le mosse qualsiasi politica culturale e commerciale del nostro Paese.
Intervista a cura di Guido Zeccola