Foto FAIS
Gidone Gonella è figlio di pescatori italiani. Ormai vive in Svezia, a Göteborg, da oltre 50 anni e durante questo periodo ha sempre lavorato trasformando spesso il proprio lavoro da fatica in creatività. Artigiano e piastrellista ha anche aperto bar e ristoranti sia in Svezia che in Spagna. Ma la sua maggiore passione è quella di scultore e ceramista. Il Lavoratore ha incontrato Gidone per un’intervista.
Gidone Gonella da quanto tempo sei qui in Svezia?
Gidone Gonella da quanto tempo sei qui in Svezia?
- Arrivai come turista nel 1959. Poi incontrai Wanja c’innamorammo e ci sposammo. Quindi sono rimasto qui. All’inizio, dal momento che conoscevo diverse lingue, ho lavorato come portiere d’albergo. Lo stipendio tuttavia non era molto alto e allora ho cambiato mestiere.In realtà il mio desiderio era quello di tornare in Italia ma l’amore mi ha trattenuto. Ho cominciato a lavorare come piastrellista e questo mi ha dato, in pochi anni, la possibilità di fondare una piccola impresa. A Göteborg organizzarono una mostra di ceramiche a cui partecipò anche la ditta di Marazzi, il famoso ceramista italiano (www.marazzi.it). Ricordo che feci amicizia con il responsabile della sezione italiana della mostra che rappresentava la Marazzi, e come in un miracolo questo signore mi lasciò tutto il materiale esposto, piastrelle, ceramiche, maioliche e cristalli. Un amico mi prestò un camion ed io misi tutto in cantina.
A quel tempo abitavamo in un piccolo appartamento, il bagno era condominiale. Riuscii a vendere le piastrelle ad un mobiliere, così potemmo trasferirci da una camera e cucina ad un appartamento di cinque stanze. Da allora ho continuato a lavorare come rappresentante della Marazzi in Svezia, questo per molti anni.Ricordo che una consegna che inviammo a Malmö non fu pagata. Allora vendetti le piastrelle ad un costruttore edile di Göteborg. Ricordo che misi le piastrelle e arredai una cinquantina d’appartamenti in quell’occasione. E lo feci quasi tutto da solo.
Quindi la mia situazione economica cambiò drasticamente. Volevo fare qualcosa di nuovo e così ho aperto un caffé a Göteborg Skanstorgets grill, Un pub in pratica tutto arredato da me.
E dal lavoro artigiano sei passato all’arte.
- Dopo tre anni vendetti il locale e ci trasferimmo in Italia per due anni. Da lì andai in Spagna a Fuengirola dove apersi un bar il Solimar. Insomma anni intensissimi, successo economico ma anche tanto stress. Non mi fermavo mai. Fu così che nel 1975 mi ammalai. Ritornammo in Svezia. Una depressione fortissima. Dovetti smettere di lavorare e riposarmi. Da allora ho cominciato a dedicarmi alle cose artistiche. Ma con lo stesso spirito di prima credimi. Ho fatto una scultura, un busto che rappresenta mia moglie quando lei ha compiuto cinquant’anni. Ho poi scolpito, dipinto quadri, creato oggetti in ceramica. Moltissime di queste cose le ho date via in regalo ad amici e a conoscenti, un quadro lo detti al primario che mi aveva operato al rene. Non ho mai voluto fare mercato della mia arte.
E adesso dove abiti?
- Abitiamo ad Hisinge. L’appartamento l’ho arredato io Per me l’arredamento è un’arte. Mi sento un arredatore. Adesso sono vecchio, ho 81 anni e sono malato dopo essere stato - sei mesi fa, colpito da ictus. Vivo sempre insieme a mia moglie Wanja, senza di lei non sarei riuscito a fare nulla nella mia vita, le voglio molto bene e le sono tanto riconoscente.
Tuttavia se sei stato colpito da ictus dovresti calmarti un istante…
- Vorrei. Le medicine che mi davano contro la depressione, mi fanno lavorare ancora, non riesco a star fermo un attimo. Forse per questo ho preso l’ictus.
Sei soddisfatto della tua vita?
- Sì perché ho fatto del lavoro la mia scelta di vita. E ho anche guadagnato per questo. Tuttavia non sono mai stati i soldi a spingermi a lavorare. Il lavoro per me era ed è un gioco che mi piace. Mi ricordo che durante il servizio militare ero addetto alle comunicazioni all’aeroporto di Aviano. Imparata la tecnica di radiotrasmissione comincia a progettare radiotransistors. Ho imparato sei lingue: francese, svedese, spagnolo, tedesco, portoghese ed inglese. Ho frequentato un corso alla London School of Commerce con ottimi risultati. Cosa che ho poi saputo usare nel mio lavoro. Abbiamo un figlio che ora ha 51 anni e … già, sono felice di vivere insieme alla mia Wanja.
Intervista a cura di Guido Zeccola
A quel tempo abitavamo in un piccolo appartamento, il bagno era condominiale. Riuscii a vendere le piastrelle ad un mobiliere, così potemmo trasferirci da una camera e cucina ad un appartamento di cinque stanze. Da allora ho continuato a lavorare come rappresentante della Marazzi in Svezia, questo per molti anni.Ricordo che una consegna che inviammo a Malmö non fu pagata. Allora vendetti le piastrelle ad un costruttore edile di Göteborg. Ricordo che misi le piastrelle e arredai una cinquantina d’appartamenti in quell’occasione. E lo feci quasi tutto da solo.
Quindi la mia situazione economica cambiò drasticamente. Volevo fare qualcosa di nuovo e così ho aperto un caffé a Göteborg Skanstorgets grill, Un pub in pratica tutto arredato da me.
E dal lavoro artigiano sei passato all’arte.
- Dopo tre anni vendetti il locale e ci trasferimmo in Italia per due anni. Da lì andai in Spagna a Fuengirola dove apersi un bar il Solimar. Insomma anni intensissimi, successo economico ma anche tanto stress. Non mi fermavo mai. Fu così che nel 1975 mi ammalai. Ritornammo in Svezia. Una depressione fortissima. Dovetti smettere di lavorare e riposarmi. Da allora ho cominciato a dedicarmi alle cose artistiche. Ma con lo stesso spirito di prima credimi. Ho fatto una scultura, un busto che rappresenta mia moglie quando lei ha compiuto cinquant’anni. Ho poi scolpito, dipinto quadri, creato oggetti in ceramica. Moltissime di queste cose le ho date via in regalo ad amici e a conoscenti, un quadro lo detti al primario che mi aveva operato al rene. Non ho mai voluto fare mercato della mia arte.
E adesso dove abiti?
- Abitiamo ad Hisinge. L’appartamento l’ho arredato io Per me l’arredamento è un’arte. Mi sento un arredatore. Adesso sono vecchio, ho 81 anni e sono malato dopo essere stato - sei mesi fa, colpito da ictus. Vivo sempre insieme a mia moglie Wanja, senza di lei non sarei riuscito a fare nulla nella mia vita, le voglio molto bene e le sono tanto riconoscente.
Tuttavia se sei stato colpito da ictus dovresti calmarti un istante…
- Vorrei. Le medicine che mi davano contro la depressione, mi fanno lavorare ancora, non riesco a star fermo un attimo. Forse per questo ho preso l’ictus.
Sei soddisfatto della tua vita?
- Sì perché ho fatto del lavoro la mia scelta di vita. E ho anche guadagnato per questo. Tuttavia non sono mai stati i soldi a spingermi a lavorare. Il lavoro per me era ed è un gioco che mi piace. Mi ricordo che durante il servizio militare ero addetto alle comunicazioni all’aeroporto di Aviano. Imparata la tecnica di radiotrasmissione comincia a progettare radiotransistors. Ho imparato sei lingue: francese, svedese, spagnolo, tedesco, portoghese ed inglese. Ho frequentato un corso alla London School of Commerce con ottimi risultati. Cosa che ho poi saputo usare nel mio lavoro. Abbiamo un figlio che ora ha 51 anni e … già, sono felice di vivere insieme alla mia Wanja.
Intervista a cura di Guido Zeccola