Molti dei nostri lettori, conoscono Paolo Balzano, l’interprete dell’Istituto italiano di Cultura. La bravura e la velocità di Paolo sono sempre state fuori discussione. Nel corso di questi anni Paolo ha tradotto simultaneamente, in svedese e in italiano i nomi più interessanti della letteratura, della cultura e dell’arte italiane. Ma presto, a dicembre, Paolo Balzano terminerà il suo impiego all’Istituto per iniziare una nuova carriera che gli auguriamo piena di fortuna.
Come mai questa decisione di dimetterti dopo tanti anni di lavoro all’Istituto di Cultura?
Io mi sono sempre trovato bene in Istituto, sia con il lavoro che con i colleghi. Dopo ormai dieci anni di servizio avevo però iniziato a sentire il bisogno di nuovi stimoli ed è proprio per quel motivo che ho deciso di estendere la mia formazione d’interprete conseguita in Italia aggiungendovi anche l’equivalente svedese. Per farla breve ho fatto un master in interpretariato di conferenza all’Università di Stoccolma e, una volta terminato, sono stato chiamato a fare l’esame di accreditamento UE per interpreti di simultanea.
Ho superato l’esame e quindi ora la mia prossima tappa sarà Bruxelles!
Io mi sono sempre trovato bene in Istituto, sia con il lavoro che con i colleghi. Dopo ormai dieci anni di servizio avevo però iniziato a sentire il bisogno di nuovi stimoli ed è proprio per quel motivo che ho deciso di estendere la mia formazione d’interprete conseguita in Italia aggiungendovi anche l’equivalente svedese. Per farla breve ho fatto un master in interpretariato di conferenza all’Università di Stoccolma e, una volta terminato, sono stato chiamato a fare l’esame di accreditamento UE per interpreti di simultanea.
Ho superato l’esame e quindi ora la mia prossima tappa sarà Bruxelles!
Chi è Paolo Balzano? Intendo al di là del tuo lavoro. Sono un tranquillissimo padre di famiglia. Sono sposato con Susanna, svedese ma romana d’adozione, ed insieme abbiamo tre figli, Isabel di 12 anni, Christian di 10, ed Oscar di 9. Il tempo libero lo trascorro principalmente con la famiglia, presenziando alle innumerevoli attività che i miei figli, così come molti dei bambini di oggi, svolgono attivamente… | Io credo che la maggiore qualità di un collaboratore sia proprio riuscire a scovare i principali lati positivi del direttore e cercare di fare in modo che li sfoderi il più possibile. Ed ovviamente allo stesso tempo, con tutta la diplomazia di cui si dispone, cercare di limitare il ricorso a quelli negativi… |
Quale è stato l’incontro che più ti ha toccato in questi anni di servizio all’Istituto?
Direi decisamente quello con Roberto Saviano! Lui è stato a Stoccolma due volte negli ultimi anni ed in entrambi i casi gli ho fatto un po’ da “spalla”, come si suol dire. L’ho affiancato durante molteplici interviste, nella conferenza stampa al Grand Hotel, alla presentazione del film Gomorra (tratto dal suo libro omonimo) allo Stockholm Film Festival. Ho passato molto tempo con lui e si è venuto a creare un bel rapporto di stima professionale, ma anche di amicizia.
Tu hai lavorato con diversi direttori in Istituto. Puoi darci il tuo parere su di loro?
Nei miei dieci anni trascorsi in Istituto ho avuto modo di lavorare con tre direttori, Giuseppe Manica, Paolo Grossi e l’attuale Sergio Scapin. Tre direttori molto validi, benché molto diversi tra loro. Io credo che la maggiore qualità di un collaboratore sia proprio riuscire a scovare i principali lati positivi del direttore e cercare di fare in modo che li sfoderi il più possibile. Ed ovviamente allo stesso tempo, con tutta la diplomazia di cui si dispone, cercare di limitare il ricorso a quelli negativi… (che ovviamente ci sono, ci mancherebbe altro!). Ecco, agire un po’ da filtro verso l’esterno, un esterno che talvolta, per chi non conosce bene la Svezia, può essere difficile da decifrare. Di solito si dice che dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna. Beh io, forse peccando un po’ in modestia, direi che dietro ad ogni bravo direttore ci sono dei bravi collaboratori! Spesso si osannano i direttori per i successi professionali che ottengono, dimenticandosi però che dietro c’è un intero staff che ha dato il proprio supporto, spesso vitale, per la buona riuscita delle iniziative intraprese.
In futuro potrebbe farti piacere frequentare l’Istituto come semplice persona interessata ad un film o ad un seminario letterario?
Guarda, non vedo l’ora! Spesso quando si lavora non si riesce a fruire pienamente di un bell’evento culturale. Si è comunque sempre in servizio per cui non ci si può mai rilassare per godersi a fondo lo spettacolo … Quindi sì, senz’altro continuerò a frequentare l’Istituto quando mi troverò a Stoccolma, magari bevendomi anche un bel bicchiere di vino in tutto relax…!
Se l’Istituto dovesse aver bisogno di te come interprete per qualche evento, pensi di poterlo fare anche in futuro?
Nel mio futuro prossimo intendo proseguire la mia carriera d’interprete principalmente a Bruxelles, ma ci tengo a sottolineare che, nei ritagli di tempo, sarò spesso anche a Stoccolma. Quindi sarò ovviamente disponibile a lavorare per l’Istituto di Cultura se ce ne sarà bisogno, così come lo sarò anche per ogni altro ente o istituzione, (ENIT, ICE, Camera di Commercio, ecc.) che me lo volesse richiedere.
Intervista a cura di Guido Zeccola
Direi decisamente quello con Roberto Saviano! Lui è stato a Stoccolma due volte negli ultimi anni ed in entrambi i casi gli ho fatto un po’ da “spalla”, come si suol dire. L’ho affiancato durante molteplici interviste, nella conferenza stampa al Grand Hotel, alla presentazione del film Gomorra (tratto dal suo libro omonimo) allo Stockholm Film Festival. Ho passato molto tempo con lui e si è venuto a creare un bel rapporto di stima professionale, ma anche di amicizia.
Tu hai lavorato con diversi direttori in Istituto. Puoi darci il tuo parere su di loro?
Nei miei dieci anni trascorsi in Istituto ho avuto modo di lavorare con tre direttori, Giuseppe Manica, Paolo Grossi e l’attuale Sergio Scapin. Tre direttori molto validi, benché molto diversi tra loro. Io credo che la maggiore qualità di un collaboratore sia proprio riuscire a scovare i principali lati positivi del direttore e cercare di fare in modo che li sfoderi il più possibile. Ed ovviamente allo stesso tempo, con tutta la diplomazia di cui si dispone, cercare di limitare il ricorso a quelli negativi… (che ovviamente ci sono, ci mancherebbe altro!). Ecco, agire un po’ da filtro verso l’esterno, un esterno che talvolta, per chi non conosce bene la Svezia, può essere difficile da decifrare. Di solito si dice che dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna. Beh io, forse peccando un po’ in modestia, direi che dietro ad ogni bravo direttore ci sono dei bravi collaboratori! Spesso si osannano i direttori per i successi professionali che ottengono, dimenticandosi però che dietro c’è un intero staff che ha dato il proprio supporto, spesso vitale, per la buona riuscita delle iniziative intraprese.
In futuro potrebbe farti piacere frequentare l’Istituto come semplice persona interessata ad un film o ad un seminario letterario?
Guarda, non vedo l’ora! Spesso quando si lavora non si riesce a fruire pienamente di un bell’evento culturale. Si è comunque sempre in servizio per cui non ci si può mai rilassare per godersi a fondo lo spettacolo … Quindi sì, senz’altro continuerò a frequentare l’Istituto quando mi troverò a Stoccolma, magari bevendomi anche un bel bicchiere di vino in tutto relax…!
Se l’Istituto dovesse aver bisogno di te come interprete per qualche evento, pensi di poterlo fare anche in futuro?
Nel mio futuro prossimo intendo proseguire la mia carriera d’interprete principalmente a Bruxelles, ma ci tengo a sottolineare che, nei ritagli di tempo, sarò spesso anche a Stoccolma. Quindi sarò ovviamente disponibile a lavorare per l’Istituto di Cultura se ce ne sarà bisogno, così come lo sarò anche per ogni altro ente o istituzione, (ENIT, ICE, Camera di Commercio, ecc.) che me lo volesse richiedere.
Intervista a cura di Guido Zeccola