L’Istituto italiano di cultura di Stoccolma ha di recente pubblicato il primo numero della rivista bilingue Cartaditalia, un progetto ambizioso – presentato anche alla fiera del libro a Torino. Un progetto attraverso il quale si intende presentare ai lettori svedesi un ampio panorama di ciò che di nuovo avviene in Italia nel mondo della letteratura, della musica, dell’arte, del teatro, del cinema e così via. Il primo numero è dedicato al racconto (o al romanzo) "Dieci scrittori, un Paese". Opere di Roberto Alajmo, Franco Arminio, Andrea Bajani, Giulia Fazzi, Diego De Silva, Elena Ferrante, Valeria Parrella, Antonio Scurati, Vitaliano
Trevisan e Sandro Veronesi contribuiscono con i loro testi a questo panorama sulla nuova letteratura italiana. Curatori della rivista oltre al direttore Paolo Grossi, è Domenico Scarpa. Alcuni tra questi scrittori hanno partecipato ad un affollato release presso l’Istituto. Io ho incontrato uno scrittore tra i più significativi, Sandro Veronesi, autore tra l’altro di Caos calmo da cui Nanni Moretti ha tratto un film. Incontro Veronesi a Gamla Stan al cafè Edenborg.
La prima domanda che ti pongo è forse più banale. Chi è Sandro Veronesi?
- Ho 50 anni e sono padre di tre figli con un quarto in arrivo. Da almeno 25 anni faccio lo scrittore. I primi anni sono stati durissimi. Cercavo di trovare uno stile personale sperimentando, su campi diversi, la mia capacità di scrivere. Era difficile all’inizio trovare un editore disposto a pubblicare i miei scritti. Io sono di Prato, fuori Firenze, la vita culturale non era allora e non lo è adesso, delle migliori, anche se abbiamo un’attività teatrale considerevole. Pensa a Tadeusz Kantor che aveva il suo ateljè presso il Fabbriccone.
Quindi decisi di trasferirmi a Roma. Ho pubblicato 6 romanzi e molti altri libri reportage da allora. Poi, all’improvviso, mi ha baciato la fortuna ed ho vinto prima un Campiello e poi un Premio Strega.
Ho cominciato a diventare famoso. Dal mio romanzo Caos calmo, Nanni Moretti ne fece un film, e cosi ho anche cominciato a guadagnare soldi. Ora posso dedicarmi al mio lavoro di scrittore senza essere costretto a fare tanti lavori diversi per sopravvivere. Certo questo comporta un rischio, il rischio che il pubblico si aspetti da te sempre capolavori, ma è un rischio che devo correre.
Leggendo i tuoi La forza del passato e Caos calmo, ho avuto l’impressione che qualcosa di nuovo era accaduto nella letteratura italiana. Le persone che tu descrivi nei tuoi libri, vivono spesso una vita normale, quasi banale ma all’improvviso ecco che accade qualcosa d’assurdo. È come se raggiungessero uno stato di risveglio attraverso un satori oppure, come Paolo sulla via di Damasco, fossero colpiti dalla luce di un miracolo. Il miracolo si mostra e si fa storia, un frammento di vita che diventa saga, vale a dire racconto. Una specie di realismo magico…
- Tu hai detto una cosa molto vera. Hai parlato di realismo magico. Un qualcosa che caratterizza il mio stile letterario. Penso ad alcuni romanzieri latinoamericani come Garcia Márques, Vargas Llosa ma anche il portoghese Pessoa o il nostro Calvino, Sì, all'improvviso accade e accade ciò che deve necessariamente accadere. Un frammento di vita che è anche racconto comincia a bruciare. E il racconto, questo frammento-racconto, comincia a dare alla realtà un altro aspetto, altri connotati, È come se lo stesso frammento desiderasse un racconto, desiderasse farsi saga. Una saga che è lì soltanto perché qualcuno possa scrivere e raccontare.
Questo miracolo non è poi tanto miracoloso. Quello che é miracoloso è che quando il miracolo si mostra noi ci troviamo nel luogo giusto ad accoglierlo senza distrarci.
Non so se i libri che tu hai citato siano quelli che amo di più, ma se i miei lettori li scelgono vuole dire che sono i miei libri migliori. Le persone in questi romanzi scelgono di fare qualcosa invece di restare immobili. Prendere un taxi non autorizzato mentre si fa la fila in una normale stazione di taxi. Oppure magari gettarsi in acqua per salvare una donna sconosciuta. Se questi personaggi avessero fatto un’altra scelta o non avessero scelto affatto allora non sarebbe accaduto nulla di raccontabile nella loro vita. La società impone di essere cauti, di non preoccuparci molto del prossimo, di seguire leggi e regole. Ma in questo modo non riusciremo mai ad uscire dalla banalità del quotidiano.
Questi miracoli li crediamo frutti del caso, ma non è così. Dobbiamo conservare un barlume di follia, aprirci alla fantasia, lasciarci stupire dalla vita. È soltanto così che il miracolo accade, e la vita diventa saga e racconto.
È ancora possibile percepire il mostrarsi di questi miracoli nell’Italia di oggi? Penso alle disperate accuse dell’ultimo Pasolini...
Se ti riferisci a quello che Pasolini scrisse e disse durante gli ultimi anni della sua vita, allora la risposta è no, non c’è possibilità. Se avessimo ascoltato i vaticini, quasi biblici, di Pasolini contro decadenza e corruzione, le cose nella società sarebbero cambiate, ma non si è fatto nulla. E la società italiana di oggi é ancora peggiore di quella prevista da Pasolini. Tuttavia sono convinto che qualcosa sia ancora possibile fare. Anche Pasolini disse: “Non c’è disperazione senza un po’ di speranza”. Questo anche perché possibilità, strumenti culturali, potenzialità ed intelligenza per guarire da questa malattia collettiva esistono in Italia. Se soltanto gli italiani la finissero di guardare unicamente verso quella direzione verso la quale il potere (tutti i poteri) li costringono! Tu non vivi in Italia e forse non sai a quale bombardamento di populismo mediatico siamo sottoposti tutti noi. La banalità del male si potrebbe dire, se il male fosse davvero una banalità! Questo significa che anche le cose più atroci sono diventate cose familiari, normali, accettate da molti.
Tuttavia se cominciassimo a vedere tutto questo ”spettacolo” come se fosse la prima volta, come se avessimo gli occhi di uno straniero o di un marziano, allora sapremmo smascherare l’orrore e saremmo in grado di vedere quello che sembra non siamo più in grado di vedere.
Ma chi possiede queste capacità? Un artista? Un poeta? Oppure un santo?
Non lo so. So solo che noi italiani abbiamo bisogno di un gran movimento di fantasia e creatività. Cose del genere sono possibili. Guarda Obama, il popolo americano ha compiuto una rivoluzione quasi antropologica perché l’impossibile diventasse possibile, perché l’impensabile diventasse realtà. Questo significa che basta essere una persona normale per cambiare lo stato delle cose. Io ho enorme fiducia in questi gesti o scelte di fantasia, grandi come piccoli, Io spero, davvero spero che nella vita di ogni essere continui ad esserci spazio per un gesto, per una scelta in grado di rompere la routine e che, in questo modo, sia in grado di dare alla vita un significato più bello e più profondo.
Intervista a cura di Guido Zeccola
La prima domanda che ti pongo è forse più banale. Chi è Sandro Veronesi?
- Ho 50 anni e sono padre di tre figli con un quarto in arrivo. Da almeno 25 anni faccio lo scrittore. I primi anni sono stati durissimi. Cercavo di trovare uno stile personale sperimentando, su campi diversi, la mia capacità di scrivere. Era difficile all’inizio trovare un editore disposto a pubblicare i miei scritti. Io sono di Prato, fuori Firenze, la vita culturale non era allora e non lo è adesso, delle migliori, anche se abbiamo un’attività teatrale considerevole. Pensa a Tadeusz Kantor che aveva il suo ateljè presso il Fabbriccone.
Quindi decisi di trasferirmi a Roma. Ho pubblicato 6 romanzi e molti altri libri reportage da allora. Poi, all’improvviso, mi ha baciato la fortuna ed ho vinto prima un Campiello e poi un Premio Strega.
Ho cominciato a diventare famoso. Dal mio romanzo Caos calmo, Nanni Moretti ne fece un film, e cosi ho anche cominciato a guadagnare soldi. Ora posso dedicarmi al mio lavoro di scrittore senza essere costretto a fare tanti lavori diversi per sopravvivere. Certo questo comporta un rischio, il rischio che il pubblico si aspetti da te sempre capolavori, ma è un rischio che devo correre.
Leggendo i tuoi La forza del passato e Caos calmo, ho avuto l’impressione che qualcosa di nuovo era accaduto nella letteratura italiana. Le persone che tu descrivi nei tuoi libri, vivono spesso una vita normale, quasi banale ma all’improvviso ecco che accade qualcosa d’assurdo. È come se raggiungessero uno stato di risveglio attraverso un satori oppure, come Paolo sulla via di Damasco, fossero colpiti dalla luce di un miracolo. Il miracolo si mostra e si fa storia, un frammento di vita che diventa saga, vale a dire racconto. Una specie di realismo magico…
- Tu hai detto una cosa molto vera. Hai parlato di realismo magico. Un qualcosa che caratterizza il mio stile letterario. Penso ad alcuni romanzieri latinoamericani come Garcia Márques, Vargas Llosa ma anche il portoghese Pessoa o il nostro Calvino, Sì, all'improvviso accade e accade ciò che deve necessariamente accadere. Un frammento di vita che è anche racconto comincia a bruciare. E il racconto, questo frammento-racconto, comincia a dare alla realtà un altro aspetto, altri connotati, È come se lo stesso frammento desiderasse un racconto, desiderasse farsi saga. Una saga che è lì soltanto perché qualcuno possa scrivere e raccontare.
Questo miracolo non è poi tanto miracoloso. Quello che é miracoloso è che quando il miracolo si mostra noi ci troviamo nel luogo giusto ad accoglierlo senza distrarci.
Non so se i libri che tu hai citato siano quelli che amo di più, ma se i miei lettori li scelgono vuole dire che sono i miei libri migliori. Le persone in questi romanzi scelgono di fare qualcosa invece di restare immobili. Prendere un taxi non autorizzato mentre si fa la fila in una normale stazione di taxi. Oppure magari gettarsi in acqua per salvare una donna sconosciuta. Se questi personaggi avessero fatto un’altra scelta o non avessero scelto affatto allora non sarebbe accaduto nulla di raccontabile nella loro vita. La società impone di essere cauti, di non preoccuparci molto del prossimo, di seguire leggi e regole. Ma in questo modo non riusciremo mai ad uscire dalla banalità del quotidiano.
Questi miracoli li crediamo frutti del caso, ma non è così. Dobbiamo conservare un barlume di follia, aprirci alla fantasia, lasciarci stupire dalla vita. È soltanto così che il miracolo accade, e la vita diventa saga e racconto.
È ancora possibile percepire il mostrarsi di questi miracoli nell’Italia di oggi? Penso alle disperate accuse dell’ultimo Pasolini...
Se ti riferisci a quello che Pasolini scrisse e disse durante gli ultimi anni della sua vita, allora la risposta è no, non c’è possibilità. Se avessimo ascoltato i vaticini, quasi biblici, di Pasolini contro decadenza e corruzione, le cose nella società sarebbero cambiate, ma non si è fatto nulla. E la società italiana di oggi é ancora peggiore di quella prevista da Pasolini. Tuttavia sono convinto che qualcosa sia ancora possibile fare. Anche Pasolini disse: “Non c’è disperazione senza un po’ di speranza”. Questo anche perché possibilità, strumenti culturali, potenzialità ed intelligenza per guarire da questa malattia collettiva esistono in Italia. Se soltanto gli italiani la finissero di guardare unicamente verso quella direzione verso la quale il potere (tutti i poteri) li costringono! Tu non vivi in Italia e forse non sai a quale bombardamento di populismo mediatico siamo sottoposti tutti noi. La banalità del male si potrebbe dire, se il male fosse davvero una banalità! Questo significa che anche le cose più atroci sono diventate cose familiari, normali, accettate da molti.
Tuttavia se cominciassimo a vedere tutto questo ”spettacolo” come se fosse la prima volta, come se avessimo gli occhi di uno straniero o di un marziano, allora sapremmo smascherare l’orrore e saremmo in grado di vedere quello che sembra non siamo più in grado di vedere.
Ma chi possiede queste capacità? Un artista? Un poeta? Oppure un santo?
Non lo so. So solo che noi italiani abbiamo bisogno di un gran movimento di fantasia e creatività. Cose del genere sono possibili. Guarda Obama, il popolo americano ha compiuto una rivoluzione quasi antropologica perché l’impossibile diventasse possibile, perché l’impensabile diventasse realtà. Questo significa che basta essere una persona normale per cambiare lo stato delle cose. Io ho enorme fiducia in questi gesti o scelte di fantasia, grandi come piccoli, Io spero, davvero spero che nella vita di ogni essere continui ad esserci spazio per un gesto, per una scelta in grado di rompere la routine e che, in questo modo, sia in grado di dare alla vita un significato più bello e più profondo.
Intervista a cura di Guido Zeccola