Foto Zeccola/FAIS
Si è aperta in questi giorni a Stoccolma una retrospettiva dedicata al pittore Eugenio Carmi. Le opere del maestro genovese possono vedersi all' Hotel Nobis a Norrmalmstorg a Stoccolma ed all'istituto di cultura a Gärdesvägen 14. l'iniziativa, proposta da Paolo Asti della Startè e sponsorizzata da Sandro Catenacci e dall'Istituto italiano di cultura, è aperta fino al 29 luglio. Eugenio Carmi ama descrivere se stesso come un creatore di immagini e sue immagini oltre ad essere state presentate un po' in tutto il mondo
hanno anche illustrato tre libri per l'infanzia scritti da Umberto Eco. Eugenio Carmi ha di certo subito l'influenza dei grandi astrattisti del novecento ma la cosa che lo rende unico nel suo genere è la sua attenzione alle proporzioni geometriche e numeriche, alle regole d'oro pitagoriche, al design e alla relazione tra figure e luce. Recentissimi sono i suoi lavori su vetro, qui la luce dialoga con il gioco geometrico delle figure rendendo visibile, come diceva Paul Klee, l'invisibile.
Quello che mi pare di scorgere nelle tue opere recenti è una geometria come dire... transcendentale. Ho torto?
- La mia è una geometria che viene fuori dal mio essere, le mie ultime opere sono soprattutto il tentativo di mostrare la bellezza delle leggi naturali, la bellezza e l’armonia delle leggi della natura. I miei ultimo quadri riguardano il teorema di Pitagora e la Sezione aurea che gli antichi conoscevano ed usavano. Io sto creando nelle mie opere, per quello che mi è possibile , quello che mi sembra rappresenti la bellezza di queste leggi.
Ho notato che molte tue opere portano i nomi di pensatori presocratici per esempio Eraclito, Talete, Pitagora. Ti affascina molto il mondo greco antico?
- Sono affascinato dal fatto che gli antichi pensatori e scienziati già conoscevano molto delle cose che oggi noi conosciamo grazie alle moderne tecnologie. Ma loro le avevano già scoperte grazie alla loro sensibilità ed intelligenza e Pitagora con il suo teorema aveva scoperto la regola dei triangoli e molte altre cose. Allo stesso modo Talete e Archimede. Oggi lavoro proprio su queste impressioni, sul fascino che questi antichi pensatori esercitano su di me con la loro intuizione e sapienza.
Le mie opere di oggi si riferiscono soprattutto alla figura della spirale che è parte della sezione aurea pitagorica.
La mostra che presenti a Stoccolma presso l'hotel Nobis si chiama Reason and Spirituality. Ti chiedo, che relazione vedi tra ragione e spiritualità?
- Ragione e spiritualità sono due termini usati da Anna Rigamonti che ha scritto l'introduzione al catalogo della mostra. Ho preso questo titolo dal suo testo perché lo ritengo un testo veramente efficace. Anna riesce ad interpretare le mie opere come io stesso non saprei fare.
E lo fa attraverso le parole. Anna è una giovane molto in gamba con grandi intuizioni sulla ragione e la spiritualità delle mie opere.
Grafica e numeri. Un sentiero cabalistico da Pitagora a Fibonacci...
- Fibonacci nel 1200 nella sua serie numerica scoprì la relazione che esiste tra ogni numero che se diviso per il numero precedente dà lo stesso numero 1, 6 all’infinito. Questo numero è lo stesso numero che troviamo nei rapporti della sezione aurea. Questo è un fatto straordinario usato già in epoche antichissime. Per esempio il Partenone di Atene è in proporzione aurea, la Gioconda ha elementi di sezione aurea così con Botticelli dove il rapporto tra l’ombelico e la testa è lo stesso di Fibonacci quando si riferisce all’altezza della persona. Queste sono leggi naturali che riguardano il corpo umano e la natura ed oggi siamo venuti a sapere, cosa però che quasi nessuno sa, che anche la carta di credito è in sezione aurea.
Naturalmente tutto questo accade in maniera inconsapevole. Se gli antichi usavano questa relazione coscientemente altri l'hanno usata ”incoscientemente” cioè in maniera inconsapevole, infatti la sezione aurea è una regola universale scoperta ma non creata dagli uomini. Nei miei ultimi quadri cerco di mostrare attraverso le forme ma soprattutto i colori, la forma della spirale che ha questa forma proprio perché deriva dal rettangolo della sezione aurea. Sono sempre leggi naturali ad entrare nelle mie composizioni astratte.
Quali sono stati i tuoi maestri?
- Io ho studiato pittura da Casorati che era un grande maestro e da lui a Torino ho imparato molte cose. Naturalmente questo quando ero molto giovane. Oggi le ricerche sono soltanto mie e non hanno subito influenze se non dalla scienza e da quello che gli antichi avevano già intuito.
I vetri, parlaci dei tuoi vetri.
- Ho conosciuto per caso il maestro vetraio Lino Reduzzi che mi telefonò dicendo di voler produrre su vetro alcune delle mie cose. Io apprezzo molto l’artigianato, forse perché mi sento artigiano io stesso, così ne sono rimasto lusingato. I grandi artigiani una volta erano molti, ora sono pochi, tra questi Lino Reduzzi un maestro del vetro. Gli ho dato alcuni progetti e prima che vengano cotti vado nel suo laboratorio per firmarli. Sono cose che si relazionano alla tradizione. La tradizione visibile nei vetri delle antiche chiese, vetrate fatte col piombo e lui fa la stessa cosa nel suo modesto laboratorio in un paesino tra Milano e Bergamo pieno di vetri colorati e di attrezzature.
Tornando alle origini cioè alle riviste d'arte e all'Italsider, che importanza ha avuto la fabbrica nella tua vita d'artista?
- Ho lavorato 9 anni all’Italsider come responsabile dell’immagine. Dal 1956 al 1965. Un lavoro molto interessante. Contemporaneamente dipingevo nel mio studio a Genova ma tutte le mattine andavo all’Italsider per occuparmi del mio lavoro. Questo è stato possibile grazie al direttore generale Gian Lupo Osti che era una persona straordinaria. Era davvero molto interessato all’arte e alla cultura e desiderava che anche l’industria facesse cultura.
Era un’epoca speciale per quanto riguarda la relazione tra industria e cultura se pensiamo alla Olivetti ad esempio...
- Adriano Olivetti è stato il primo a dare una grandissima impronta culturale all’industria. Io l’avevo anche incontrato ad Ivrea, anche perché allora tutti volevano lavorare con chi ha inserito la cultura dentro l’industria. Gian Lupo Osti direttore generale all’Italsider non era ”padrone” della fabbrica come Olivetti, l’industria Italsider era di proprietà dello stato italiano, quindi lui faceva quello che poteva ma ha contribuito lo stesso a dare spazio alla cultura e a me stesso.
L’Italia, l’Europa di quegli anni ed anche di qualche decennio dopo sono le stesse dell’Italia e dell’Europa di oggi?
- No, assolutamente no. Ci sono grandissime differenze perché noi in Italia abbiamo subito la presenza di Berlusconi per 17 anni. Una persona che non pensava al suo paese e alla gente del suo paese ma soltanto a se stesso. In questi anni la cultura ha molto sofferto ora speriamo in una ripresa ma siamo in una situazione molto difficile.
Che relazione hai tu che sei innamorato della natura e dell’universo, con la morte?
- Io credo che la morte faccia parte della vita. Bisogna accettare il nostro destino serenamente come faceva gli antichi greci. Noi siamo qui di passaggio. Mia moglie è morta nel 2007 dopo più di 50 anni di matrimonio. Io l’ho molto amata ma contro il destino non possiamo fare nulla, la gioia, come il dolore fanno parte del nostro destino. Tutti siamo qui di passaggio. Io credo molto nel caso e quindi nel destino ed a tutta la serie di eventi che nella vita si intersecano a vicenda.
Tu sei stato in Svezia diverse volte, che idee ti sei fatto della Svezia?
- Già. Io sono stato a Stoccolma 4 volte, anche in privato con mia figlia Valentina che scriveva il testo del catalogo di Ferdinando Scianna che aveva una mostra. Era in pieno inverno. Ma a me Stoccolma piace molto sia d’inverno che d’estate. Una città molto attenta a preservare la sua cultura ed il suo patrimonio culturale cosa che purtroppo in Italia succede meno. L'Italia è una terra ricchissima di tesori culturali ma i governanti italiani purtroppo sono quello che sono.
Intervista a cura di Guido Zeccola
Quello che mi pare di scorgere nelle tue opere recenti è una geometria come dire... transcendentale. Ho torto?
- La mia è una geometria che viene fuori dal mio essere, le mie ultime opere sono soprattutto il tentativo di mostrare la bellezza delle leggi naturali, la bellezza e l’armonia delle leggi della natura. I miei ultimo quadri riguardano il teorema di Pitagora e la Sezione aurea che gli antichi conoscevano ed usavano. Io sto creando nelle mie opere, per quello che mi è possibile , quello che mi sembra rappresenti la bellezza di queste leggi.
Ho notato che molte tue opere portano i nomi di pensatori presocratici per esempio Eraclito, Talete, Pitagora. Ti affascina molto il mondo greco antico?
- Sono affascinato dal fatto che gli antichi pensatori e scienziati già conoscevano molto delle cose che oggi noi conosciamo grazie alle moderne tecnologie. Ma loro le avevano già scoperte grazie alla loro sensibilità ed intelligenza e Pitagora con il suo teorema aveva scoperto la regola dei triangoli e molte altre cose. Allo stesso modo Talete e Archimede. Oggi lavoro proprio su queste impressioni, sul fascino che questi antichi pensatori esercitano su di me con la loro intuizione e sapienza.
Le mie opere di oggi si riferiscono soprattutto alla figura della spirale che è parte della sezione aurea pitagorica.
La mostra che presenti a Stoccolma presso l'hotel Nobis si chiama Reason and Spirituality. Ti chiedo, che relazione vedi tra ragione e spiritualità?
- Ragione e spiritualità sono due termini usati da Anna Rigamonti che ha scritto l'introduzione al catalogo della mostra. Ho preso questo titolo dal suo testo perché lo ritengo un testo veramente efficace. Anna riesce ad interpretare le mie opere come io stesso non saprei fare.
E lo fa attraverso le parole. Anna è una giovane molto in gamba con grandi intuizioni sulla ragione e la spiritualità delle mie opere.
Grafica e numeri. Un sentiero cabalistico da Pitagora a Fibonacci...
- Fibonacci nel 1200 nella sua serie numerica scoprì la relazione che esiste tra ogni numero che se diviso per il numero precedente dà lo stesso numero 1, 6 all’infinito. Questo numero è lo stesso numero che troviamo nei rapporti della sezione aurea. Questo è un fatto straordinario usato già in epoche antichissime. Per esempio il Partenone di Atene è in proporzione aurea, la Gioconda ha elementi di sezione aurea così con Botticelli dove il rapporto tra l’ombelico e la testa è lo stesso di Fibonacci quando si riferisce all’altezza della persona. Queste sono leggi naturali che riguardano il corpo umano e la natura ed oggi siamo venuti a sapere, cosa però che quasi nessuno sa, che anche la carta di credito è in sezione aurea.
Naturalmente tutto questo accade in maniera inconsapevole. Se gli antichi usavano questa relazione coscientemente altri l'hanno usata ”incoscientemente” cioè in maniera inconsapevole, infatti la sezione aurea è una regola universale scoperta ma non creata dagli uomini. Nei miei ultimi quadri cerco di mostrare attraverso le forme ma soprattutto i colori, la forma della spirale che ha questa forma proprio perché deriva dal rettangolo della sezione aurea. Sono sempre leggi naturali ad entrare nelle mie composizioni astratte.
Quali sono stati i tuoi maestri?
- Io ho studiato pittura da Casorati che era un grande maestro e da lui a Torino ho imparato molte cose. Naturalmente questo quando ero molto giovane. Oggi le ricerche sono soltanto mie e non hanno subito influenze se non dalla scienza e da quello che gli antichi avevano già intuito.
I vetri, parlaci dei tuoi vetri.
- Ho conosciuto per caso il maestro vetraio Lino Reduzzi che mi telefonò dicendo di voler produrre su vetro alcune delle mie cose. Io apprezzo molto l’artigianato, forse perché mi sento artigiano io stesso, così ne sono rimasto lusingato. I grandi artigiani una volta erano molti, ora sono pochi, tra questi Lino Reduzzi un maestro del vetro. Gli ho dato alcuni progetti e prima che vengano cotti vado nel suo laboratorio per firmarli. Sono cose che si relazionano alla tradizione. La tradizione visibile nei vetri delle antiche chiese, vetrate fatte col piombo e lui fa la stessa cosa nel suo modesto laboratorio in un paesino tra Milano e Bergamo pieno di vetri colorati e di attrezzature.
Tornando alle origini cioè alle riviste d'arte e all'Italsider, che importanza ha avuto la fabbrica nella tua vita d'artista?
- Ho lavorato 9 anni all’Italsider come responsabile dell’immagine. Dal 1956 al 1965. Un lavoro molto interessante. Contemporaneamente dipingevo nel mio studio a Genova ma tutte le mattine andavo all’Italsider per occuparmi del mio lavoro. Questo è stato possibile grazie al direttore generale Gian Lupo Osti che era una persona straordinaria. Era davvero molto interessato all’arte e alla cultura e desiderava che anche l’industria facesse cultura.
Era un’epoca speciale per quanto riguarda la relazione tra industria e cultura se pensiamo alla Olivetti ad esempio...
- Adriano Olivetti è stato il primo a dare una grandissima impronta culturale all’industria. Io l’avevo anche incontrato ad Ivrea, anche perché allora tutti volevano lavorare con chi ha inserito la cultura dentro l’industria. Gian Lupo Osti direttore generale all’Italsider non era ”padrone” della fabbrica come Olivetti, l’industria Italsider era di proprietà dello stato italiano, quindi lui faceva quello che poteva ma ha contribuito lo stesso a dare spazio alla cultura e a me stesso.
L’Italia, l’Europa di quegli anni ed anche di qualche decennio dopo sono le stesse dell’Italia e dell’Europa di oggi?
- No, assolutamente no. Ci sono grandissime differenze perché noi in Italia abbiamo subito la presenza di Berlusconi per 17 anni. Una persona che non pensava al suo paese e alla gente del suo paese ma soltanto a se stesso. In questi anni la cultura ha molto sofferto ora speriamo in una ripresa ma siamo in una situazione molto difficile.
Che relazione hai tu che sei innamorato della natura e dell’universo, con la morte?
- Io credo che la morte faccia parte della vita. Bisogna accettare il nostro destino serenamente come faceva gli antichi greci. Noi siamo qui di passaggio. Mia moglie è morta nel 2007 dopo più di 50 anni di matrimonio. Io l’ho molto amata ma contro il destino non possiamo fare nulla, la gioia, come il dolore fanno parte del nostro destino. Tutti siamo qui di passaggio. Io credo molto nel caso e quindi nel destino ed a tutta la serie di eventi che nella vita si intersecano a vicenda.
Tu sei stato in Svezia diverse volte, che idee ti sei fatto della Svezia?
- Già. Io sono stato a Stoccolma 4 volte, anche in privato con mia figlia Valentina che scriveva il testo del catalogo di Ferdinando Scianna che aveva una mostra. Era in pieno inverno. Ma a me Stoccolma piace molto sia d’inverno che d’estate. Una città molto attenta a preservare la sua cultura ed il suo patrimonio culturale cosa che purtroppo in Italia succede meno. L'Italia è una terra ricchissima di tesori culturali ma i governanti italiani purtroppo sono quello che sono.
Intervista a cura di Guido Zeccola